— L’inviato di Marte, immagino. Prego, vuol essere così cortese da seguirmi? Credo che faccia un po’ freddo, per lei. E poi fra poco, molto poco, arriverà l’acqua alta.
L’uomo-che-viene-dall’altro-mondo ha un cappotto grigio. L’uomo in nero cammina dietro di lui: il cappotto grigio fatto su Marte disegna una rete di sorrisi intorno ai suoi occhi. Nel voltare un angolo, il mantello nero si apre, mostrando l’impugnatura di una misericordia. L’acqua è vicina. Ma l’uomo-che-viene-dall’altro-mondo cammina davanti, e negli occhi dell’uomo in nero scintilla un sorriso in più.
— Molto bello, qui. È casa sua?
— No. È il Caffè Quadri.
— Oh.
Il mantello, slacciato, rimane trattenuto alla spalla da un artiglio d’oro e ricade tutto da un lato, come un’ala spezzata, Poi dall’angoliera - legno scuro e grate metalliche e spesso vetro verde - o forse dalle sue stesse mani lunghe e brune fioriscono due bicchieri, pozzi di luce e armonia, ali di cicala trasparenti. I bicchieri toccano il tavolo con suono gentile, cantando la bellezza.
— Sono già le otto, lei permette che le offra un’ombra de bianco?
— Come?
— Ah, scusi: posso offrirle un po’ di vino? Credo che la incuriosirà, se non sbaglio su Marte riuscite ad avere solo vino rosso. Eh, l’uva della terra è troppo delicata. Lei non ama il vino, signore?
— Il mio nome è Parroll, Peter Parroll.
— Evidente. Io sono Giorgio Morosini. Lei non ama il vino?
— Mister Morosini, vorrei chiarire…
— Niente Mister, la prego, mi chiami Morosini.
— Mi scusi. Se crede, può indicarmi il suo titolo. Debbo chiamarla duca, o conte, non so...
— Non ci sono duchi o conti a Venezia. Ma non si preoccupi per così poco. Morosini basterà. E ora, mi dica, posso offrirle un po’ di vino? Debbo avere ancora dell’ottimo Pinot grigio.
Parroll pensa: “Quest’uomo è pazzo!”
Ma l’uomo in nero ha duecentosettantun anni, compiuti il 5 ottobre. E non si è suicidato quando ha saputo che sarebbe vissuto per molto, troppo tempo, ma avrebbe continuato a invecchiare. E possiede la città. L’ha comprata. Pezzo per pezzo, e certo senza fretta.
L’uomo in grigio vuol comprare la città, e sul piano lucido scuro del tavolo stende il prezzo che vuol pagare: per la città, salde fondamenta su Marte, per l’uomo in nero, un posto da custode di museo mal camuffato sotto un nome pretenzioso e molto, molto denaro.
— Spero che lei si renda conto che posso ucciderla in qualunque momento.
— Me? E perché?
— No? Non se ne rende conto? Peccato. Non posso nemmeno ammirarla per il suo coraggio.
— Lei non mi fa paura, Morosini, la sua è una posa e basta. Lei è... lei è un istrione.
— Lo so, Ma ho la più bella scena dell’universo. E questo mi giustifica perfettamente, Piuttosto, caro Parroll, che cosa giustifica lei?
— Io?! Io non ho bisogno di giustificazioni, caro mio, io sono qui per comprare, io le faccio un favore, a lei e al suo governo!
— Non alzi la voce, prego. Non serve, io non sono il mio governo. E in quanto a favori, venga, voglio mostrarle qualcosa.
— Non mi metta le mani addosso, sa!
— Venga.
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