Un vecchio veliero inglese, carico di oro spagnolo, sta rientrando dalle colonie in madrepatria quando uno strano vortice ed un ammutinamento spalancano le porte del cosmo ad un attonito capitano, al timoniere ed al giovane mozzo.
L'Historieta, il fumetto in lingua spagnola, in particolare nella sua espressione argentina moderna si è sempre confrontato da pari a pari sia con la tradizione europea sia con quella americana, donando al genere alcune delle sue migliori espressioni, soprattutto se ci si ferma a guardare il periodo fra gli anni '60 e gli anni '70 del secolo scorso. Carlos Trillo, nato nel 1943 a Buenos Aires, può essere considerato uno dei maestri del fumetto argentino, un autore in grado di spaziare fra tematiche sociali e fantastiche con una naturalezza invidiabile e con un estremo senso di poesia. Dalle atmosfere giornalistiche di El Loco Chávez fino agli angoli oscuri della storia sudamericana di Alvar Mayor svilupperà un talento poliedrico capace di esprimersi con estremo agio sia che debba illustrare i mutamenti della società argentina moderna sia che descriva la vita di un meticcio incas e spagnolo del sedicesimo secolo. Con Il Pellegrino delle Stelle, uscito in Argentina alla fine degli anni '70, riesce a compiere un profondo viaggio fra fantascienza e fantastico, attingendo a piene mani dalle esperienze più variegate, non ultima quella della rivista francese Métal Hurlant in quel momento in piena fioritura, fino a raggiungere e toccare con grazia e semplicità alcuni aspetti universali dell'animo umano.
Il malinconico capitano Harris Conrad, di ritorno dall'America con un carico di oro spagnolo, si imbatte in uno strano fenomeno che sembra catalizzare tutto il malumore e l'avidità del suo equipaggio portandolo alla soglia dell'ammutinamento. Nel mare c'è un buco scuro che sta risucchiando qualsiasi cosa. Il Pellegrino, vecchio e robusto brigantino su cui stanno navigando, non ha la velatura per sottrarsi alla catastrofe, comunque non c'è un alito di vento e il mare attorno è troppo profondo per gettare l'ancora. La fine sembra imminente e l'equipaggio decide infine di ammutinarsi fuggendo con l'oro e le scialuppe, tralasciando per eccesso di cupidigia acqua e provviste da cui il saggio capitano non vuole allontanarsi prefendo affrontare l'ignoto della voragine alla morte certa per stenti. Al suo fianco rimarranno il vecchio Jonah, esperto marinaio dalla lunga e tortuosa vita, ed il mozzo O'Flagherty, giovanissimo e con la testa piena di entusiasmo e di sogni. Assieme verranno lanciati su di un mondo alieno, in una lontana e sconosciuta galassia senza nessun indizio su come fare a ritornare sulla rotta di casa. Procuratisi uno strano congegno dalle sembianze di un flauto che permette al Pellegrino di volare fra gli spazi siderali i tre inizieranno un lungo viaggio alla scoperta sia dell'ignoto attorno a loro sia dell'ignoto che alberga dentro ai loro cuori.
Tre età differenti dell'uomo a confronto, situazioni aliene che rispecchiano o riflettono anche se in forma distorta emozioni fin troppo umane, un viaggio malinconico che sembra condannato in partenza, pianeti ai limiti dell'assurdo quanto personaggi paradossali sono solo alcuni degli elementi su cui si reggono gli episodi del lungo cammino illustrato da Trillo ne Il Pellegrino delle Stelle. Un percorso di crescita e di scoperta per tutti e tre i personaggi che attraverso le loro diversissime esperienze di vita, o la mancanza delle stesse, sapranno donare al lettore sempre differenti e stimolanti punti di vista temperati ed esaltati dal confronto che ognuno ha con l'altro. La comprensione infatti è uno degli assi cardinali attorno cui ruota il fumetto, la comprensione dell'alieno, del diverso, di quanto conosciuto fin troppo bene ma mai considerato e soprattutto del prossimo, dell'altro individuo che si è trovato a percorrere con noi parte del cammino. Se i personaggi sembrano in alcuni casi solitari o chiusi in se stessi, se sembrano immersi nei proprio cupi pensieri come se indossassero un'armatura, lo scrittore è bravo, avendola costruita, ad infrangerla di colpo per il lettore facendo emergere con ancora più splendore quanto teneva nascosto. Una profonda umanità, trattata in alcuni casi anche con un sottile ma efficace umorismo, emerge dall'opera, una profonda umanità fatta di emozioni, atmosfere, di una comunicazione primordiale che riverbera al di là del lato razionale avviluppando completamente lo spettatore.
Splendidi i disegni di Enrique Breccia, figlio d'arte del famosissimo Alberto Breccia ed altrettanto talentuoso. L'edizione in bianco e nero, probabilmente migliore di quella originale a colori, riesce a far risaltare i magnifici chiaroscuri di Breccia che passa agevolmente da tavole spettacolari per la loro maestosità a particolari curatissimi. Sono espressive anche le rughe dei personaggi che ne modellano l'espressione togliendo durezza e donando uno spessore umano difficilmente raggiungibile da altri autori. Un ottimo fumetto quindi, per la prima volta in Italia in edizione integrale e con il titolo che gli appartiene, che potrebbe sedere con tranquillità in compagnia di opere ben più famose ma a volte con non altrettanto spirito.
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