Il razzismo è un tema che negli Stati Uniti è sempre molto sentito, sia per i trascorsi storici del paese sia a causa delle nuove ondate migratorie che tutt'ora lo rendono una delle zone di interscambio culturale o melting pot più calde del mondo. È normale che qualsiasi blockbuster in uscita venga sezionato dalla critica anche in questo senso, soprattutto se nella tematica del film proprio il razzismo e la genetica sono le colonne portanti della trama, una trama in cui gli eroi, pur se discriminati e perseguitati, comunque si battono per salvare la razza umana nella sua interezza. Questo è il messaggio che in teoria dovrebbe stare alla base di X-Men - L'inizio, per la regia di Matthew Vaughn, uscito questo mese anche nelle nostre sale. 

I primi dubbi sembrano essere venuti a Ta-Nehisi Coates, un giornalista del New York Times, che quasi scherzosamente fa notare come nel periodo storico in cui è ambientato il film, mentre Martin Luther King ed Ella Baker urlavano a tutti il loro messaggio contro il razzismo, gli eroici paladini mutanti d'America, in lotta contro il bigottismo e la paura del diverso, non siano proprio uno spettro rappresentativo della razza umana ma piuttosto assomiglino a un ben assortito gruppo di bianchi ragazzi snob.

Nora K. Jemisin, scrittrice di fantascienza con all'attivo un Premio Hugo e un Nebula, fa notare nel suo famoso blog altri particolari singolari: innanzi tutto il personaggio di colore, quasi vestisse una delle divise rosse di Star Trek, muore nemmeno a metà del film in modo un po' stupido e gratuito, quelli che rimangono e che non sono etnicamente riconoscibili, come Azazel e Raven, o appartengono a minoranze, come l'ebreo Magneto, finiscono tutti dalla parte dei "cattivi ragazzi". L'unica donna di colore, Angel, viene caratterizzata quasi esclusivamente dal punto di vista sessuale prima di passare anche lei dall'altra parte e, last but not least, l'unico ispanico, già cattivo in partenza, non riesce nemmeno a intervenire con una battuta sua in tutto il corso della pellicola, relegato al ruolo "muscoli senza cervello" per entrambi i suoi padroni.

Dando per scontato che il regista avrebbe potuto sottolineare in questo modo una falla di principio nella teoria di coesistenza di Xavier, molto comprensivo nel film quando si tratta di accettare le invisibili mutazioni di chi gli sta intorno ma molto meno comprensivo con l'aspetto della sorella, si potrebbe davvero discutere se possano esserci alcune falle così appariscenti e alcune contraddizioni così radicali proprio nell'ideazione di un'opera destinata a dare un messaggio di dura condanna a qualsiasi discriminazione razziale.