Stanley G. Weinbaum morì nel 1935, a soli 33 anni, ucciso giovanissimo da un tumore ai polmoni. Nei pochi anni di attività come scrittore mostrò di possedere un talento fuori dal comune, e viene davvero da chiedersi quali capolavori avrebbe potuto scrivere se il suo tempo su questo pianeta fosse stato più lungo.
Odissea, la collana che in qualche modo deve il proprio nome anche a questo romanzo, pubblica in giugno Un'odissea marziana, l'opera più famosa delle scrittore del Kentucky, pubblicata per la prima volta nel luglio del 1934 sulla rivista Wonder.
Siamo ancora un'epoca in cui è vivo l'effetto della famosa scoperta di Schiaparelli, che osservando Marte aveva tracciato una mappa dei suoi canali, e il famoso errore di traduzione, per cui quelli che per l'astronomo italiano potevano essere canali naturali (channels) in inglese diventarono canals, dando origine a tutta una mitologia sugli abitanti di Marte. I primi decenni del ventesimo secolo sono gli anni del successo della serie di Edgar Rice Burroughs ambientata sul Marte favolistico popolato da eroi e principesse. Che Marte sia abitato non è una possibilità: è una certezza.
In questo contesto si inserisce Weinbaum con Un'odissea marziana, nel quale lo scrittore immagina un Marte diverso, inospitale, con abitanti del tutto alieni. Non mostri, non principesse formose, ma semplicemente alieni, dalle forme bizzarre e dal comportamento ancora più incomprensibile.
Weinbaum, insomma, introduce la fantascienza moderna, matura, in un'epoca in cui andava per la maggiore l'ingenuità dei pulp. La stessa operazione che farà Asimov con i suoi robot, Weinbaum la fa con gli alieni in Un'odissea marziana e in un lungo racconto (di prossima uscita su Robot) ambientato sulle lune di Giove, Pazza luna.
Ecco quindi come Un'odissea marziana sia un'opera cardine nella storia della fantascienza, moderna nonostante i tre quarti di secolo che le gravano addosso, e imperdibile per i cultori del genere.
L'autore. Stanley Grauman Weinbaum (1902–1935) fu uno degli innovatori della narrativa fantascientifica. Con un solo racconto, Un odissea Marziana, si creò una solida fama e diede il colpo di grazia al cliché degli extraterrestri visti come possibili invasori della Terra, dotati sempre di intenti malvagi. Le sue storie, vivaci ed eleganti, rappresentavano invece intelligenze strane e complesse, esseri non necessariamente cattivi ma spesso al di fuori della logica umana. Celebre nella storia di questo genere di narrativa è rimasto il personaggio Tweel, la creatura marziana dalle sembianze di struzzo che interagisce con gli umani della prima spedizione terrestre sul pianeta rosso.
Weinbaum, che morì prematuramente nel 1935 gettando nello sconforto gli appassionati dell’epoca, ha lasciato solo quattro romanzi e una trentina di racconti, la maggior parte dei quali pubblicati postumi.
La quarta di copertina. Quando Un’Odissea Marziana dello sconosciuto Stanley G. Weinbaum apparve nel numero del luglio 1934 di Wonder Stories, fu presentato con queste parole: “Questo autore ha scritto una storia di fantascienza tanto nuova e fresca da spiccare nettamente al di sopra di tutti i racconti di questo genere”.
Qualche tempo dopo, H.P. Lovecraft scriveva: «Ho notato con piacere che almeno qualcuno è riuscito a sfuggire alla rivoltante banalità in cui è avvolta la maggior parte delle storie interplanetarie pubblicate nei pulp. Qui c’è una persona in grado di pensare a un altro pianeta in termini diversi da monarchi antropomorfi e belle principesse… Egli sa immaginare situazioni, psicologie ed entità totalmente aliene, escogitare eventi coerenti prodotti da motivi del tutto alieni ed evitare i melodrammi di bassa lega in cui sguazzano tutti gli scrittori di avventure pulp. Il suo tocco leggero non diminuisce l’interesse delle storie, mentre una “suspence” genuina viene assicurata senza i trucchetti da quattro soldi adoperati dalla maggioranza degli autori.”».
Stanley G. Weinbaum, Un'odissea marziana (A Martian Odyssey, 1934), Delos Books, Odissea Fantascienza 48, pagg. 120, euro 10.
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