Ha amato la serie FlashForward?
Era una grande serie. Mi hanno pagato bene, mi hanno trattato benissimo e ho approvato i cambiamenti apportati, che non hanno cambiato il nucleo centrale filosofico della serie, ossia la fede contrapposta al libero arbitrio. Finché l'argomento è rimasto quello la serie è andata bene.Sono stati impegnati quattro diversi gruppi di scrittori nella serie, di cui almeno due hanno lasciato intatta la visione. La recitazione era ottima. Le sceneggiature erano magnifiche. Gli assegni coperti.
È ancora così importante essere definiti scrittori di fantascienza? Io penso che dopo William Burroghs e Tomas Pynchon non ci sia più bisogno di essere riconosciuti dal mondo accademico.
In realtà non mi importa molto. Come non importa al mio amico Steven (Erikson) che pur provenendo da quel mondo, essendo laureato in paleontologie e archeologia, scrive i suoi romanzi fantasy disinteressandosi del mondo accademico. Ci va benissimo la vita che conduciamo e i riconoscimenti dei fan. Ma è sempre divertente stuzzicarli.
Cosa ne pensa della Cultura di Ian Banks, un mondo nel quale la tecnologia risolve molti problemi e uomini e intelligenze artificiali lavorano in armonia?
Non ho letto molto di Ian Banks. Ma ritengo che il problema sia sempre quello. Se da qui devi arrivare al futuro, se ambienti la vicenda in un futuro molto lontano scavalchi il grosso del problema, ossia quello che succede molto vicino. Quello che mi interessa sono i passi che portano alla destinazione, e se salti questi passaggi rischi di scivolare nel fantasy.
Cosa ne pensa di Charles Stross, che ci mostra l'arrivo a una post-umanità? O pensa che l'umanità resterà per come è, ossia “umana”.
Charles Stross è uno scrittore interessante, perché sta cercando di rendere la fantascienza del tutto inaccessibile, se non ai lettori più preparati. Ma ci ha scherzato anche sopra. Insieme a Cory Doctorow ha scritto l'ironico “The rapture of the Nerd”. Ci sono molte persone che credono che un momento di passaggio stia arrivando. Ma più si guarda dentro la singolarità, meno si crede in essa. Più continuo le ricerche e più mi convinco che se già è stato difficile che l'umanità sia diventata intelligente, è difficile pensare a ulteriori salti evolutivi. Coloro che portano avanti questa convinzione vogliono disperatamente avere ragione, quasi in senso religioso. Quando leggo le cose di Charlie, mi sembra di leggere “cose poco credibili” (non ha usato esattamente questo termine). Io penso che molti scrittori oggi usino la singolarità e la post-umanità così come in passato sono state usate le nanotecnologie.Durante il Kaffeklatsch, sono poi tornato sulla questione FlashForward, chiedendo a Sawyer quali fossero secondo lui le ragioni dell'insuccesso di alcune serie TV di fantascienza degli ultimi anni, tra le quali FF. La sua risposta è stata, nel merito di FF, che dopo un buon esordio, circa 10 milioni di spettatori al primo episodio, la serie ha cominciato a perdere spettatori episodio dopo episodio, raggiungendo livelli di audience che magari su Sci-Fi avrebbero garantito alla serie di proseguire, mentre erano del tutto inaccettabili per una produzione così costosa di un grosso network come la ABC. Per quanto riguarda altre serie è sua convinzione che molto pubblico non riesca ad appassionarsi a temi fantascientifici per più di due ore, ossia la durata di un film. Questo spiegherebbe il perché del successo in sala di molto cinema di fantascienza.
Concludo con una curiosità. Mi sono presentato a Sawyer come curatore di una rivista fantasy, e convinto sostenitore di una unica visione del fantastico, che in sé include vari sottoinsiemi, dalla fantasy alla science fiction, all'horror all'urban fantasy etc etc. Una visione diametralmente opposta che Sawyer ha ovviamente detto, ma con molta cortesia, di non condividere. In ogni caso la dedica finale mi sembra molto esplicativa su cosa pensi lo scrittore delle divisioni tra i generi. Mi dispiace solo che abbia sbagliato il mio nome... Me la sarò cercata?
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID