La sua fantascienza è una felice commistione tra fantascienza tecnologica e umanistica, con un pizzico

L'affollatissimo intervento di Robert J. Sawyer, introdotto da Giuseppe Lippi
L'affollatissimo intervento di Robert J. Sawyer, introdotto da Giuseppe Lippi
di umorismo che non guasta. Ha ragione lei, quando dice che per leggere fantascienza ci vuole un certo background culturale. Pero esistono scrittori che realizzano un mix di fantasy e science fiction. È stato detto che “se la scienza è abbastanza avanzate per l'uomo d'oggi può sembrare magia”...

Se si torna indietro e si va a rileggere il mio romanzo del 1998, Factoring Humanity, troverete per esempio una visione molto negativa dell'avvento delle macchine. La terza legge di Artur C. Clarke, che dice esattamente: "Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia." (3)

Uno dei motivi per cui non ambiento fantascienza in un periodo molto remoto, è perché così non si riesce a distinguere dalla fantasy. In particolare negli anni Novanta si è abusato della nanotecnologia come di una bacchetta magica. La cosa non mi interessa. Penso che oggi, se Arthur C. Clarke ricominciasse a scrivere annullerebbe quella legge, perchè è sempre possibile distinguere la tecnologia, che può avverarsi, dalla magia che non accadrà mai.Prendo Niven come esempio. La legge di Clarke è stata formulata nel 1965.

La sua definizione sembra contenere una contraddizione. In particolare sembra andare contro alcune opere di Asimov o Larry Niven, nelle quali la tecnologia è avanzatissima è per la sua definizione sarebbe impossibile.

Ringworld è stato pubblicato nel 1970. Conosco molto bene Niven, è un mio caro amico. Credo che oggi Niven non lo scriverebbe allo stesso modo. A quei tempi la legge di Clarke veniva usata come scappatoia per giustificare qualsiasi cosa. È una visione ormai antica. Lo scrittore Gregory Benford dice che viene usato come un ace nel tennis, creando una fantascienza dove tutto è possibile. A tutti gli effetti quella di Niven è una costruzione fantasy, che contiene tutti gli elementi del genere: la ricerca epica, attraverso migliaia di chilometri, che vede un essere umano, accompagnato dai suoi amici, dotati di poteri magici e sovrannaturali, come la telepatia e la fortuna genetica.

Se si guarda a tutta l'opera di Niven, ha affrontato tanti temi, che trattando temi come il viaggio nel tempo, sono in realtà dei fantasy con una patina di scienza. Ringworld è stato quindi un momento di passaggio per Larry Niven. Non discuto il tuo punto di vista, ma penso che sia una distinzione utile.

Una definizione molto azzeccata è quella di Norman Spinrad per cui: la fantascienza è quello di cui gli scrittori di fantascienza scrivono.

Proprio poco fa, durante il Kaffeklatsch, stavamo parlando di questo, in relazione alla rivista Analog. In particolare si è detto che la fantascienza è l'unica forma che puoi sicuramente identificare guardando il testo. Analog è pubblicata dallo stesso editore dell'Isaac Asimov Science Fiction, il cui editor ha usato per venticinque anni la tua definizione. Gene Wolfe o Micheal Swanwick hanno pubblicato su questa rivista, anche se non possone essere definiti realmente di fantascienza. Questa definizione non è la mia, non ritengo che esamini il testo vero e proprio. Indipendentemente da quale letteratura si stia esaminando, si deve sempre partire dal testo. 

In alcune sue opere lei ha a che fare con un particolare tipo di fantasy, ossia la religione.

Quando Tanya e Steven (Tanya Huff e Steven Erikson, presenti in sala) creano un sistema magico per i loro mondi fantasy, lo fanno in modo coerente al suo interno, altrimenti i lettori si ribellano. Puoi credere nel loro sistema magico. Ma io trovo difficile comprendere che le persone possano credere nei sistemi religiosi esistenti al mondo, che hanno fallito la prova della coerenza interna, per non parlare del fatto che non comprendono la vita reale. Devo però ammettere che tra miliardi di persone, quasi sette miliardi di esseri umani credono in Dio, e solo una piccola parte non ci crede, non solo in Nord America, ma in tutto il mondo. Forse il mio modo di vedere appare arrogante, ma non così tanto da non rendermi conto che per la maggior parte delle persone che mi circondano quel sistema ha un senso. Qualche volta, quando si parla di fede e fantascienza do una definizione differente: La fantascienza è la letteratura delle sovrapposizioni che affascinano. Prende cose che normalmente non stanno insieme, le unisce e vede cosa succede. Come uno che gioca al piccolo chimico e magari provoca una esplosione che gli fa cadere i capelli! Nel mio romanzo La genesi della specie (Hominids) ho mescolato la paleontologia e la fisica quantistica. Così in un romanzo di fantascienza è possibile mescolare scienza e religione e vedere cosa accade.