Apprendere le modalità di lettura della fantascienza presenta le stesse difficoltà di imparare una nuova lingua. È molto difficile imparare una nuova lingua da adulti, mentre è facile da bambini, perché è una capacita che diminuisce con il crescere dell'età, così come la capacità di approcciare la fantascienza. Ecco perché si sostiene che la migliore età per cominciare a leggere fantascienza è con l’occhio di un 13enne, che sia all’età effettiva di 13 anni o a qualunque età questo accada per voi. Sono poche le persone che cominciano a leggere fantascienza dopo. Il mio esempio metaforico preferito, che spero sia comprensibile in italiano, è la frase “he turn on the left side”. Il significato più comune che diamo alla frase è il seguente: siamo a letto girati sul fianco destro, e ci giriamo (turn) sul fianco sinistro (on the left side). In un contesto di fantascienza, ipotizzando di essere una macchina, un cyborg, il cui lato sinistro sia meccanico, la metà biologica si può svegliare al mattino e girare un interruttore per “accendere la parte sinistra” (in inglese “turn” significa girarsi, ma “turn on” significa accendere“). La difficoltà di “accendere questo lato” è il motivo per cui molti “letterati” disprezzano la fantascienza, perché il testo per loro non ha letteralmente senso, quindi concludono che sia sciocco, quando in realtà è il contrario, è molto sofisticato. Un altro motivo per cui molti studiosi di letteratura non amano la fantascienza è perché valutano un'opera letteraria sulla base di quanti riferimenti abbia in comune con la grande letteratura che l'ha preceduta. Ma la fantascienza ha un suo canone di opere fondamentali, a cui le buone opere di fantascienza fanno riferimento, e che se non si conoscono ogni allusione è persa. Pertanto il “letterato” arriva alla conclusione che le opere di fantascienza siano senza valore. Per esempio, una della più importanti opere di fantascienza dell’ultimo quarto di secolo è Neuromante di William Gibson. Si può supporre che quasi tutti i lettori di fantascienza abbiamo familiarità con Gibson, mentre si può supporre che tutti gli altri lettori mainstream non lo conoscano. Se chiediamo a un pubblico di lettori di fantascienza chi sia William Gibson, la risposta immediata è “l'autore di Neuromante”, ma se chiediamo ad altri lettori questi risponderanno che è un ottimo autore teatrale, autore di Anna dei Miracoli (The miracle worker), una storia molto famosa ancora studiata nel sistema educativo americano. Quando ho venduto il mio romanzo, Wake, all'editore, gli ho detto: “È William Gibson che incontra William Gibson”, ossia l'autore cyberpunk e quello del dramma teatrale. L’incipit di Neuromante è molto famoso, e in Wake (WWW1:Risveglio), lo cito:“Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto...”. Ma ho aggiunto la frase “che era di un azzurro allegro e vivace”. Questo perché Gibson aveva una visione distopica e pessimista del futuro. Io ho aggiunto la mia visione ottimistica, e ho voluto affermare che era tempo di dare vita a un equilibrio nel rapporto tra uomo e computer rispetto all’epoca in cui aveva scritto Gibson, nel 1984. Ho citato la frase per darle un significato che tenesse conto del quarto di secolo trascorso. Venticinque anni fa se ci si sintonizzava su un canale televisivo senza segnale, lo schermo era grigio, ora invece è blu, come il cielo di una giornata di sole.
Chiunque conosca la fantascienza si rende conto che il mio romanzo è impostato come il dialogo tra due scrittori, dove ognuno contrappone la propria visione della fantascienza. Ma un lettore o critico di letteratura mainstream direbbe solo che sto usando troppe parole per dire che è una bella giornata di sole. In tutta la storia di questo genere che chiamiamo fantascienza esistono parecchie opere in rapporto dialettico l’una con l’altra, o con allusioni a opere precedenti. Quando qualcuno dice a te, scrittore di fantascienza, “il tuo libro non mi è piaciuto”, una risposta perfettamente valida è: “mi dispiace che sia oltre la tua comprensione”. Questo perchè molte persone ti dicono che il tuo libro non gli è piaciuto perché non aveva valore letterario. Per certa gente un libro non ha valore letterario perché, invece che legarsi a Moby Dick, si rifà a William Gibson. Questo vuol dire che, nonostante la battaglia per dare credibilità alla fantascienza presso gli accademici, questi continuano a interessarsi a testi classici, perché non cambiano. Ossia il loro campo di esperienza si basa sulle opere di autori come Shakespeare, di cui tutte le cui opere sono conosciute e non ci saranno cambiamenti. Studiato quindi il canone di questo tipo di letteratura, lo studioso passerà il resto della sua vita a cercarlo in altre opere. La fantascienza invece è un genere in continua evoluzione che richiede costante attenzione, per cui un accademico che tiene al suo posto fisso è poco propenso a un lavoro così duro. Un altro problema è – e qui torniamo all’inizio del discorso - il nome stesso “Science Fiction”. Nella mia definizione io non faccio alcuna menzione della parola “Scienza”, perché questo rischia di confondere il lettore sull'argomento stesso degli scritti del genere. Circa dieci anni fa, in una riunione di famiglia, tentavo di spiegare a una prozia il mio lavoro. Quando le ho detto che stavo compiendo delle ricerche per un mio libro di fantascienza, lei mi ha chiesto in assoluta innocenza: “Quali ricerche potrai mai fare per un romanzo di fantascienza?” Questo perché la sua convinzione era che si trattasse di “scienza finta” – un gioco di parole su science e fiction inteso come finzione – e che quindi per un romanzo di fantascienza tutto fosse inventato. E deposito la colpa di questa errata percezione davanti alla porta di George Lucas, che ha completamente fuorviato tutto il mondo su cosa sia realmente la fantascienza. In Star Wars ha usato una sola parola scientifica, ossia “parsec” (usata erroneamente come unità di misura del tempo anziché di distanza NdR), ignorando volutamente la scienza. Ossia “George Lucas della fantascienza ignorante è”.
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