Neuromante è il romanzo che nel 1984 lanciò definitivamente la corrente fantascientifica del cyberpunk, quell'analisi del futuro basata sulla profonda connessione dell'umanità con le tecnologie informatiche, e che prefigurava l'affermarsi di un nuovo mondo in cui la tecnologia diventa sempre più invasiva. E il romanzo diede anche fortuna al suo autore, l'americano naturalizzato canadese William Gibson. Il libro fu un successo mondiale, ed ebbe presto numerosi adattamenti: videogiochi, comic books, audiolibri, addirittura una versione radiofonica curata dalla BBC. Ma mai una versione cinematografica. Ora sembra la volta buona, con l'annuncio ufficiale delle casa di produzione Seven Arts Pictures e GFM Films che il progetto Neuromancer entra in pre-produzione, con il regista designato Vincenzo Natali (Cube - Il Cubo, Splice).
La storia è arcinota. Case è un cowboy dell'interfaccia, un hacker della realtà virtuale a cui, in seguito a uno sgarro fatto a un'organizzazione criminale, viene danneggiato il sistema nervoso, impedendogli così di connettersi alla Matrice. Case viene contattato da una misteriosa organizzazione comandata da Armitage, che gli offre la possibilità di ripristinare le sue funzionalità neurali in cambio di una missione dai contorni oscuri, nella quale sarà affiancato dall'implacabile killer Molly. Il romanzo fu un successo grandioso per la grande visione che offriva del futuro digitale, unita allo stile unico di Gibson e alle atmosfere hard boiled, tipiche dei noir americani degli anni quaranta, che conferivano al tutto un'atmosfera atipica ma straordinariamente vivida.

"Per me, andando veramente al nocciolo, si tratta di una storia di redenzione. In termini di approccio a Neuromante oggi, in epoca post Matrix e post tutti gli altri film che sono seguiti, penso che sia un grande vantaggio poter utilizzare tutte queste cose. Oggi si può fare Neuromante in una cultura che sa già, grazie a Matrix, che cos'è la Matrice: la stessa parola si trova nel libro, e venne presa in prestito dai fratelli Wachowski per la loro trilogia. Penso che tutto questo sia positivo, perché non riesco a immaginare come si sarebbe potuto fare un film del genere dieci o quindici anni fa, essendo così astratto. Non so nemmeno come hanno fatto molti lettori a comprendere il libro quando uscì. Io lo lessi alla fine degli anni ottanta, ma nel 1984, quando uscì, era veramente molto avanti. Riletto oggi è ancora un testo importante, per tutte le cose che è riuscito ad anticipare. Per cui il mio approccio potrebbe essere anche abbastanza realistico."

Insomma, il romanzo che ha definito il cyberpunk nell'immaginario collettivo sta per arrivare al cinema. Qualcuno potrebbe pensare che sia troppo tardi, e che su quel versante tutto sia già stato detto, scritto e soprattutto visto. Sarà invece interessante vedere se la forza immaginativa di Gibson, filtrata ovviamente dalla sensibilità di Natali, riuscirà a reggere lo scorrere del tempo, e magari ridare slancio a un genere, il cyberpunk, che viene abbastanza concordemente considerato già retrò, per non dire superato. Certo, in epoca digitale il cielo non potrà più avere il colore "del televisore sintonizzato su un canale morto" (al massimo uno schermo nero o blu); ma l'interfaccia è sempre lì, ad aspettare i cowboy pronti a cavalcarla fino al cuore della matrice, là dove ogni cosa è possibile.
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