La planète des singes di Pierre Boulle è un classico della fantascienza uscito nel lontano 1963; nel 1967 il primo adattamento cinematografico viene approntato da Franklin J. Schaffer, adattamento che non mancò di interessare gli amanti della SF nonché il grande pubblico in generale. Quando uscì il romanzo di Boulle nel '63, la critica ne parlò subito bene definendolo un libro dai toni ironici squisitamente swiftiani. Per chi non conoscesse ancora Pierre Boulle basti ricordare al lettore che nel 1962 pubblicò un'altra grande opera d'arte, ovvero Il ponte sul fiume Kwai: sia il libro sia l'adattamento cinematografico di questo lavoro di Boulle si possono oggi considerare autentiche pietre miliari e della cinematografia impegnata e della letteratura.
Pierre Boulle, nato nel 1912 e morto nel 1994, ha trascorso gran parte della sua vita in Malesia dove è stato a stretto contatto con la natura del luogo nonché con le tematiche sociali ad esso legate; la Malesia ha lasciato maturare nella coscienza di Boulle un'innegabile attrazione nei confronti della natura animale ed umana, ed, ovviamente, non ha potuto sottrarsi al compito di analizzare il comportamento umano così come quello animale per arrivare alla conclusione che, spesse volte, l'essere umano dotato di raziocinio finisce con l'assumere atteggiamenti, positure e paure belluine. Insomma, la Malesia è stata per Boulle una grande fonte d'ispirazione per la sua immaginazione; ... Da quel giorno, grazie a Zira, la mia conoscenza del mondo e del linguaggio scimmiesco fecero rapidi progressi. Essa faceva in modo di vedermi da sola ogni giorno, con la scusa di test particolari, e incominciò a educarmi, insegnandomi la sua lingua e imparando allo stesso tempo la mia, con una rapidità stupefacente. Impossibile non notare come questa situazione sia tanto simile a quella descritta da D. De Foe in The Life and Strange Surprizing Adventures of Robinson Crusoe, of York, Mariner, Written by Himself: Robinson Crusoe impara a comunicare con Venerdì e quest'ultimo apprende il linguaggio da Robinson, l'uomo inglese. Nel 1941, L. Sprague De Camp e P. Shuyler Miller nel romanzo Genus Homo (trad. italiana Gorilla Sapiens) immaginarono un gas capace di rallentare il metabolismo e quindi permettere ad un gruppo eterogeneo di uomini di riuscire a dormire per circa un milione di anni; al loro risveglio scoprono che gli animali sono in grado di parlare e le scimmie sono diventate la nuova razza predominante sulla Terra. Gli uomini, ovviamente, non possono non rimanere sconcertati da quanto vedono: il futuro non gli piace nulla affatto, e d'altronde come dargli torto! Le scimmie vedono negli uomini un raro esempio zoologico da studiare; tuttavia, trattandosi di primati dotati di scientifico raziocinio, almeno una parte di essi si adopera affinché gli uomini non vengano sottomessi da quelle scimmie che invece li vorrebbero sottomettere, ingabbiare, studiare come animali. In Genus Homo alla fine, gli uomini, grazie all'aiuto di alcune scimmie socialmente più evolute rispetto ai loro simili, riescono a riprendere il possesso della situazione: il genere umano è salvo. Boulle, forse, partendo da questa idea nel '63 diede alle stampe il suo scritto Il pianeta delle scimmie, romanzo fortemente ironico quanto satirico dove la scienza è quasi derisa così come le teorie darwiniane circa l'origine della specie umana: "...avevo seguito l'alternarsi dei lineamenti del suo ceffo non appena era stato messo all'erta dal rumore, e vi avevo notato diverse sfumature sorprendenti: anzitutto la crudeltà del cacciatore che apposta la preda e il piacere febbrile che questo esercizio gli procura; ma specialmente il carattere umano della sua espressione. Era questo il motivo principale del mio stupore: nella pupilla di quell'animale brillava la scintilla spirituale che invano avevo cercato negli uomini di Soror... Una rabbia folle mi prese quando mi sentii prigioniero... una rabbia più forte del terrore e chi mi rendeva incapace di ogni riflessione. Feci esattamente il contrario di ciò che la ragione mi consigliava; mi dibattei disordinatamente, e così non ottenni altro risultato che di aggrovigliarmi maggiormente le maglie intorno al corpo." Come si può facilmente notare Pierre Boulle si fa beffe del raziocinio umano riconducendo l'uomo ad una dimensione animale dove la logica viene sostituita dal terrore, quello specificatamente animale. Boulle, con sottile ironia, con raffinata classe crousoiana, descrive gli uomini vittime dei loro propri istinti più bassi, quelli animali, istinti che non riescono a soffocare quando il pericolo minaccia la loro esistenza, quindi loro stessi intesi come specie predominante. Boulle ha trasmesso ne Il pianeta delle scimmie una chiara quanto netta matrice avventurosa crusoiana ma anche tutta l'ironia swiftiana: Anzitutto voglio rivelarvi questa stupefacente verità: io sono un essere pensante, non solo dietro questo corpo umano abita... quale paradosso! un'anima, ma io provengo pure da un lontano pianeta, la Terra; quella Terra dove, per un capriccio ancora inspiegabile della natura, sono gli uomini a possedere la sapienza e la ragione [...] Allora m'ingegnai a dare molteplici esempi delle nostre più belle realizzazioni... Giunsi quindi al racconto delle mie avventure. Spiegai come fossi arrivato fino al sistema di Bételgeuse e sul pianeta Soror, come fossi stato catturato, chiuso in gabbia, come mi fossi sforzato di entrare in contatto con Zaius ma, senz'altro per mancanza d'ingegnosità da parte mia, come tutti i miei sforzi fossero stati vani... Ammirevole scimmia! Grazie a lei ho potuto vedere Nova abbastanza spesso in questo periodo, all'insaputa delle autorità. Ho passato delle ore a spiare la fiamma intermittente del suo sguardo, mentre le settimane passavano nell'impaziente attesa del lieto evento. Geniale Pierre Boulle che senza scadere nella volgarità ci descrive l'uomo, l'essere umano, con tutte le sue pecche. E le scimmie, le scimmie non sono forse umane, forse più umane del figlio di Adamo (?)...: Queste scimmie, tutte queste scimmie... da qualche tempo si moltiplicano incessantemente, mentre la loro specie pareva dovesse spegnersi in una certa epoca. Se ciò continua, esse diventeranno così numerose che noi... Ma non basta. Esse si fanno arroganti. Sostengono il nostro sguardo. La colpa è nostra, che le abbiamo addomesticate e che abbiamo concesso una certa libertà a quelle di cui ci serviamo come personale di servizio; queste sono le più insolenti...
Non leggere Il pianeta delle scimmie di Pierre Boulle, oggi, è un vero crimine contro la cultura: Boulle non ha scritto una semplice storia di fantascienza, ha fatto poesia sulla scienza e sulla filosofia umana, e il risultato è a dir poco sorprendente. Per chi ha amato la versione cinematografica de Il Pianeta delle Scimmie di Franklin Shaffner, leggere la storia originale sarà un po' come scoprire un nuovo "pianeta", difatti la seppur superba interpretazione filmica di Shaffer è assai diversa dalla storia originale di Pierre Boulle. Presto sugli schermi italiani, in autunno si presume, arriverà nelle nostre sale la versione di Tim Burton di Planet of the Apes, quindi quale migliore occasione se non questa per leggere il racconto originale che tanti animi ha infuocato e che ancora eccita? Insomma è un romanzo da leggere tutto d'un fiato: Boulle scrive con precisione adamantina, affronta grandi temi scientifici, filosofici, antropologici con sapiente spirito artistico, e alla fine, il lettore non può far a meno di riconoscere che da Pierre Boulle ha imparato a ragionare con la propria testa, secondo natura.
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