Se parliamo di fantascienza a fumetti degli anni Cinquanta, non possiamo fare a meno di citare le storie della EC Comics e di testate come Weird Science e Weird Fantsy, dove lavoravano i migliori disegnatori dell’epoca. Si può fare un parallelismo con le storie di fantascienza di Jack Kirby?
Vogliamo essere sinceri? A livello di storie il 90% delle storie di fantascienza pubblicate nelle serie a fumetti, EC ed altre, oggi fa solo sorridere. Spesso è il fattore “nostalgia” che porta i critici a tessere le lodi di storie tutto sommato banalotte. Ma non c’è nulla di male. Erano storie scritte e disegnate per lavoro. Gli autori ci vivevano. Non avevano la pretesa di realizzare capolavori ogni mese. Erano storie spesso basate sul cosiddetto “gimmick”, la trovata che regge un racconto, il colpo di scena finale. Avendole lette quasi tutte (e ti assicuro che sono tante) io rispetto profondamente il lavoro degli autori di quel periodo, ma certo non lo mitizzo. Detto questo, Kirby è sempre Kirby. Certo, devo dire che a livello di puro disegno Joe Kubert, o Wally Wood possono anche superarlo, ma Kirby resta unico.
Quali sono gli altri autori che la collana proporrà prossimamente?
Gli altri autori della collana sono Joe Kubert, Wally Wood, Basil Wolverton, Alex Toth, Fletcher Hanks, e Fred Guardneer.
Anche per la Bottero Edizioni, la tua casa editrice, è uscito un volume su Jack Kirby, dal titolo Jack Kirby: Strange World of your dreams. Di cosa si tratta in questo caso?
La serie che citi è una serie in quattro numeri uscita nel 1952 per la Prize, secondo me unica nella storia del fumetto americano. Si tratta dell’unico esempio, a mia memoria, di comic book basato sulla psicologia. Mi spiego meglio. Nel 1952 la psicologia era diventata di moda. La nuova borghesia americana, reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, ed impegnata nella fase più acuta della Guerra Fredda, aveva trovato nella psicologia una chiave di lettura per sentirsi OK. L’industria dei fumetti americani era bravissima a captare le mode, ed a “cannibalizzarle”. Ecco quindi che la Prize ideò un fumetto basato su quello che era il tratto più appariscente della psicologia freudiana: l’interpretazione dei sogni. In pratica le storie apparse sui quattro albi di Strange World of your dreams sono, né più né meno, che storie dove si interpretano dei sogni. La cosa è affascinante per due motivi. Per prima cosa questo fa saltare ogni tipo di logica narrativa di causa ed effetto nella narrazione delle singole storie. In pratica spesso ci troviamo di fronte a racconti senza un vero e proprio filo logico, ma solo un filo simbolico tra varie scene, proprio come nei sogni. Seconda cosa, la Prize invitò i suoi lettori ad inviare i loro sogni alla rivista, dicendo che avrebbe acquistato i sogni più interessanti, per poi riadattarli e pubblicarli. Ossia, abbiamo una casa editrice che acquista i sogni dei propri lettori. Appena ho letto la pubblicità mi sono detto “devo pubblicarlo, altrimenti nessuno ci crederà mai!”
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