Taglio dei fondi per il SETI Institute (Search for Extraterrestrial Intelligence). Prima conseguenza: l’istituto ha fermato questo mese l'attività dell’Allen Telescope Array, un radiotelescopio situato nelle montagne della California del nord, dove erano in funzione quarantadue parabole dedicate alla ricerca di segnali alieni provenienti dallo spazio profondo. Il team che gestisce l’Allen Telescope Array ha infatti bloccato tutte le operazioni di base per lasciare uno dei telescopi più costosi e innovativi al mondo "in stato di ibernazione".
Tante sono le personalità affascinanti che intrecciano la loro storia con quella del progetto SETI. Innanzitutto, l’astronomo Frank Drake che per primo puntò un radiotelescopio verso le stelle Tau Ceti e Epsilon Eridani, famoso per l’equazione che porta il suo nome. È stato lui insieme a Carl Sagan a fondare il SETI, e tra gli altri che hanno investito e creduto nel progetto, si annovera Paul Allen, co-fondatore della Microsoft, che staccò un assegno di oltre tredici milioni di dollari, mobilitando nel frattempo i computer di tutto il mondo alla ricerca di segnali alieni (il progetto SETI@home).
È normale che in questo momento di crisi economica si vada a tagliare la ricerca? No, ma è anche vero che se non ci sono fondi qualcosa lo si deve fermare. Chiaramente le scelte ricadono su ricerche considerate secondarie, non strettamente necessarie, nell’immediato, all’umanità. Un po' come si fa nelle aziende, dove per prima cosa si tagliano i dipartimenti di comunicazione e marketing invece della produzione e del delivery. Ma è proprio così? Queste scelte sono dettate da visioni a breve-medio termine. Per ritornare all’esempio dell'azienda, tagliare il marketing vuol dire risparmiare nell'immediato, ma precludersi nuove possibilità sul mercato per il futuro. Così anche il progetto SETI non comporta guadagni immediati per l'umanità, anzi solo grandi costi, ma in un futuro, molto a lungo termine, ci potrebbe portare un grado di innovazione inimmaginabile. Non ci riferiamo solo al cambiamento di mentalità implicato nella scoperta di non essere soli, ma anche in possibili scoperte per copia & incolla che i nostri scienziati potrebbero carpire dalla ipotetica razza aliena.
È anche vero che, per stessa ammissione degli scienziati e ricercatori del SETI, a essere esaminati finora sono stati appena un miliardesimo dello spazio e delle frequenze che potrebbero eventualmente essere prese in considerazione per segnali extraterrestri. Prima di raggiungere un vero e proprio risultato ci potrebbe volere ancora "un centinaio d’anni", o chissà quanto di più. Scandagliare l’universo alla ricerca di segnali alieni non è certo cosa semplice: è come cercare un ago nel pagliaio. Ma non cercarlo non è la soluzione migliore o definitiva. Non cercare equivale sicuramente a non trovare. Qualcuno scherzosamente ha detto che forse saranno loro a trovare noi, ma non è certo una gran consolazione.
Comunque, in sintesi, per adesso, ci hanno tagliato i sogni e le speranze di svegliarci una mattina e leggere la straordinaria notizia, La Notizia.
Nel frattempo, sperando di rivedere attivo il progetto al più presto, per chi volesse dal sito del SETI è possibile fare una donazione. Speriamo bene!
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