Già dalle origini sono evidenti alcuni fattori che in seguito decreteranno il successo del fumetto e la sua fortuna fino ai giorni nostri. Innanzi tutto la dualità fra Donald Blake e Thor, fra la forma invincibile e quella debole ma più vicina ai sentimenti umani, un’idea di primo acchito simile a quella di Bruce Banner ed Hulk ma che comunque si dimostrerà sempre un’ottima trovata e sarà rinnovata costantemente nel corso di tutta la vita del protagonista in varie sfumature ed incarnazioni; in secondo luogo, fattore più importante ed innovativo, la commistione di mitologia e fantascienza, già diventato un punto di forza per Journey into Mistery che accompagnerà sempre la testata e ne esprimerà alcune fra le storie più avvincenti. Razze aliene contro antichi dei nordici, divinità cosmiche come i Celestiali, Galactus il divoratore di mondi, il Dio del Tuono a spasso per le galassie, strane ed antiche tecnologie indistinguibili da qualsiasi tipo di magia (tanto da far invidia ad Arthur C. Clarke), magia vera e propria accoppiata alla fantascienza sono alcuni degli elementi che, a volte anche ingenuamente, continueranno a stupire il lettore per quasi mezzo secolo.Walter Simonson (uno dei migliori sceneggiatori della Marvel)  durante la sua gestione, proprio nel mezzo degli anni Ottanta, deciderà di creare un fratello di sangue per Thor, un nuovo personaggio che funzionasse come esempio per la nuova direzione decisa da lui stesso per la testata. Sarebbe stato probabilmente semplice pescare qualcuno da un libro di mitologia poco conosciuto, quasi scimiottando le origini del dio nordico in casa Marvel, ma Simonson sceglie di  mantenersi fedele all’idea iniziale del fumetto e sceglie per la fantascienza: una lontanissima razza di alieni, i Korbiniti, crearono un costrutto da battaglia per difendere il proprio pianeta e poi accompagnare le anime della loro razza custodite da un’intelligenza artificiale su un’immensa nave generazionale; mandato ad indagare dallo S.H.I.E.L.D. sul luogo dell’impatto della nave con la Terra, Thor si confronterà con il costrutto perdendo il martello e trovando qualcuno che oltre a lui può brandirlo, qualcuno che essendo stato creato per combattere sarà riconosciuto degno dal martello, così sarà proprio l’alieno Beta Ray Bill a diventare uno dei compagni più fedeli del dio nordico.

Nella saga Earth X, e nelle seguenti Universe X e Paradise X, create per la Marvel da Alex Ross e Jim Krueger agli inizi del millennio, il concetto fantascientifico per gli Dei asgardiani viene portato all’estremo, in un’interpretazione mai smentita comunque dalla Marvel. In effetti, quelli che per millenni sono stati considerati Dei dai vichinghi e poi da tutti gli uomini ai giorni nostri, dopo la ricomparsa di Thor in qualità di supereroe, non sarebbero altro che una razza di potentissimi alieni empatici e mutaforma naufragata dopo la distruzione del loro mondo nella Norvegia tardo-antica. Esposti all’energia nuda e cruda della mitologia vichinga, veicolata dal terrore e dalle aspettative create dal loro arrivo, questi alieni avrebbero d’istinto preso le forme di quegli esseri con cui i vichinghi li identificavano, rimanendone poi intrappolati. La loro avanzatissima tecnologia anch’essa capace di adeguarsi ai poteri dei padroni e di utilizzo istintivo avrebbe poi completato il disegno dando vita a tutti gli oggetti magici e mitici tratti dal folklore norreno. Solo Odino rimarrà a conoscenza delle loro vere origini e poi, in un secondo momento, Loki, il Dio dell’Inganno, per questo perseguitato dal padre degli dei.