Una battuta di stampo astronomico-fantascientifico quella fatta da Hugo Chavez, presidente socialista molto spesso discusso del Venezuela, qualche settimana fa a margine della Giornata Mondiale dell'Acqua. Una delle prime cose che viene in mente parlando di Marte, pianeta rosso per eccellenza, sono i suoi deserti, tra l'altro spesso immortalati nella fantascienza sia letteraria che cinematografica. E quale pianeta, più degli altri, è quasi sempre stato immaginato come sede di un'antica civiltà scomparsa per insondabili motivi (a partire dall'errore dei "canali" di Schiapparelli)?
Forse proprio pensando a queste iconografie a Chavez è venuto in mente di prendere Marte come esempio di un possibile destino futuro della Terra se la risorsa dell'acqua verrà maltrattata come avviene ora, privatizzata come privilegio di pochi invece che come beneficio dei molti.
"Ho sempre detto, sentito, che non sarebbe strano se fosse esistita una civiltà su Marte. Forse, però, è arrivato il capitalismo, è arrivato l'imperialismo e ha distrutto il pianeta... Attenzione! Qui sulla Terra solo pochi secoli fa c'erano grandi foreste e adesso ci sono deserti. Dove c'erano fiumi, adesso ci sono deserti!"
Altro che pianeta rosso quindi. Sarebbe dunque stato il capitalismo a mettere in ginocchio il quarto pianeta del sistema solare.
Una battuta che si può superficialmente liquidare come tale se il problema non fosse reale e se intere popolazioni del nostro pianeta non avessero problemi ad approvigiornarsi d'acqua. Un tema, quello ecologico in generale e quello dell'acqua in particolare, che molti scrittori di fantascienza hanno già toccato. Ian McDonald in River of Gods segnala proprio la Guerra dell'Acqua come uno dei fattori di instabilità e di guerra nella sua India del futuro. Oppure si possono citare le multinazionali, simbolo capitalista per eccellenza, e gli effetti della bioingegnerizzazione selvaggia, come avviene in The Windup Girl, romanzo di Paolo Bacigalupi vincitore del Premio Nebula e del Premio Hugo lo scorso anno.
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