Perché è importante Leggere i Classici della fantascienza? Come si può avvicinare i giovani alla lettura del nostro genere letterario preferito? E qual è il ruolo della scuola? A queste ed altre domande che abbiamo voluto porci con questo speciale su Leggere i classici (ovviamente della science fiction) risponde il critico Salvatore Proietti, docente di Lingue e Letterature Angloamericane all’Università della Calabria. Proietti (Roma, 1963) è uno dei più importanti studiosi di fantascienza in Italia, oltre ad essere critico e traduttore. Ha pubblicato in Italia e all'estero saggi sulla cultura statunitense, tra cui ricordiamo i volumi Storie di fondazione: letteratura e nazione negli Stati Uniti post-rivoluzionari (Bulzoni Editore, 2002) e Hippies! Dall’India alla California la road map del ’68 (Cooper, 2008). Senza dimenticare la fondamentale traduzione del romanzo Plus di Joseph McElroy. Più recentemente ha curato la collana Nuova Galassia per l’editore Armenia, pubblicando Accelerando di Charles Stross, il romanzo evento della fantascienza post-human. Un suo saggio sulla storia della fantascienza americana è apparso nel volume Il novecento USA. Narrazioni e culture letterarie del secolo americano, edito da Carocci nel 2009, a cura di Sara Antonelli e Giorgio Mariani.
Per iniziare: perché è importante leggere i classici?
Un inizio in salita: si parte dalla domanda più difficile. Direi che nella fantascienza, come nel fantastico e in ogni altra forma letteraria o artistica, è importante sapere che nessuno parte dal nulla, che altri prima di noi (come lettori, come critici, come autori) hanno esplorato il linguaggio che si vuole far proprio. Insomma, due motivi soprattutto. Primo, perché la memoria storica è importante. Secondo, per ricordarci che non esiste solo l’inseguimento dell’ultimo blockbuster. Vorrei aggiungere che, se alcuni libri appaiono ancora attuali, in molti dei casi migliori il fascino è proprio quello di riportarci il sapore dell’epoca in cui sono stati scritti. Per riprendere Frederik Pohl, ci ricordano the way the future was, com’era il futuro una volta. Ecco, riscoprire come lo immaginavamo in passato, per trovare nuovi modi di pensare al futuro che è davanti a noi. Fra l’altro, molto spesso a essere penosamente invecchiate sono le pagine e le opere “meno fantascientifiche”, che rilette ora rivelano pregiudizi e limitazioni insostenibili: penso ai ruoli sociali e sessuali evidenti nelle parentesi da commediola anni Cinquanta di tanta social SF minore. Al contrario, fa ancora piacere rileggere autori onirici e visionari (scelgo volutamente tre nomi diversissimi) come Leigh Brackett, Stapledon e Van Vogt.
Perché oggi un giovane dovrebbe avvicinarsi alla fantascienza letteraria? Quale fascino può avere un romanzo rispetto ai telefilm, al cinema, ai videogiochi sempre di science fiction?
Il fascino della narrazione in parole è un fascino diverso, in cui tutto (voci, suoni, immagini,

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