L’ambientazione del romanzo di Ishiguro (e del film di Romanek) è quella della campagna

Enigmi che il film di Romanek, complice forse la deformazione professionale del regista abituato a tempi concitati, comprime in maniera un po’ troppo frettolosa, ma che Ishiguro gestisce con il tocco del maestro nel suo romanzo. Non lasciarmi è un film al tempo stesso lento e veloce: lento nei piccoli quadri di vita che permettono allo spettatore di entrare nell’intimità di questo terzetto di bravi protagonisti; veloce, troppo veloce nello svolgimento dell’intera linea narrativa che copre lunghi anni in pochi minuti. Le atmosfere retrò ricordano prepotentemente la rarefatta fotografia di Gattaca, gioiello cinematografico di Andrew Niccol, che con Non lasciarmi ha più di un elemento in comune, innanzitutto nella vicenda sentimentale che tenta disperatamente di farsi strada in un mondo radicalmente diviso in “validi” e “non-validi”, o – come in Non lasciarmi – in persone normali e “donatori”.
Chi sono gli originali da cui i genetisti traggono i cloni destinati alla donazione degli organi? È un altro enigma che percorre il film, mentre Ruth, disillusa, è convinta che gli originali vengano pescati tra le prostitute, gli accattoni, i criminali non psicopatici e i tossici. Come spiegare altrimenti l’odio profondo che sembra scuotere la fragile psiche di Tommy? O i lancinanti impulsi sessuali che Kathy cerca di reprimere?
Non lasciarmi assume perciò anche il carattere di una storia di formazione, o meglio di una sua tragica parodia: nessuno dei protagonisti, la cui crescita riveste primaria importanza nella vicenda, dall’istruzione nel collegio a quella nei Cottages, avrà mai modo di raggiungere la piena maturità, di trovare il proprio posto nel mondo. Come annuncia Miss Geraldine, nessuno di loro diventerà mai un artista o un commesso, un insegnante o un autista di autobus: il loro destino è già stato deciso e non può essere cambiato.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID