Lo steampunk sta tornando decisamente di moda. Ci riferiamo a quel genere fantastico e fantascientifico ambientato in un diciannovesimo secolo alternativo, popolato da macchine e tecnologie mirabolanti tutte basate sull'utilizzo del vapore. Un mondo ucronico in cui l'elettronica non prende piede, mentre la meccanica la fa da padrone. Il genere ha cominciato ad affacciarsi nella narrativa, con connotazioni più fantastiche che fantascientifiche, già negli anni settanta. Una prima avvisaglia di cosa poteva diventare la si è avuta nel 1985 con il racconto Mozart con gli occhiali a specchio, scritto a quattro mani da Lewis Shiner e Bruce Sterling e incluso nella memorabile antologia Mirrorshades. Ma è stato nel 1990 con La macchina della realtà, del fantastico duo William Gibson e Bruce Sterling, che lo steampunk ha assunto dignità di genere autonomo, confermata con la successiva trilogia Steampunk di Paul Di Filippo, che gli ha dato anche il nome definitivo.
Da allora sono usciti un numero enorme di romanzi, racconti, film e graphic novel sul tema. Tentativi più o meno riusciti di esplorare un genere in grado di dare molto soprattutto sul piano visivo. È indubbio infatti che la commistione di atmosfere ottocentesche e vittoriane, con la lucentezza dell'acciaio e l'opacità del vapore, è in grado di suscitare suggestioni forti. Soprattutto gli artisti grafici si sono sbizzarriti a immaginare innumerovoli versioni alternative di "retrofuturo", provando talvolta a trasportare in quel contesto atmosfere già note. È il caso di Bjorn Hurri, giovane concept artist scandinavo che vive in Inghilterra, ed è molto attivo nel campo dell'illustrazione grafica. Hurri è ancora appassionato di fantascienza e, oltre a produrre illustrazioni del suo genere preferito, ogni tanto si diverte a compiere operazioni di trasformazione come quella di cui stiamo parlando: ha provato cioé a immaginare uno dei suoi universi preferiti, vale a dire quello di Star Wars, calato in un contesto ottocentesco.
Il risultato sono le dieci tavole che proponiamo nella galleria qui sotto, e che raffigurano buona parte dei protagonisti della saga di George Lucas come se fossero personaggi di un romanzo steampunk. Abbiamo così un Han Solo con occhiali a specchio (obbligatori!), bombetta e stivali da cavallerizzo; un Luke Skywalker che sembra quasi più un fabbro che un cavaliere Jedi; una Principessa Leia vestita come una gran dama ma con l'immancabile acconciatura a "guscio di lumaca"; un maestro Yoda rilassato e un po' "fumato", letteralmente; un C-3PO decisamente più raffinato dell'originale. Il riferimento evidente è quello della prima trilogia; probabilmente neanche a Hurri è andata giù la seconda. Mancano però alcuni personaggi essenziali come il robottino R2-D2, e soprattutto Dart Fener. Forse non erano abbastanza steampunk, secondo Hurri.
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