Vediamo un po’, altri riferimenti letterari… be’, da quando ho letto Virginia Woolf, ho capito quanto sia meritata la fama di questa grande scrittrice. È stato un viaggio molto tormentoso e non semplice, ma tecnicamente Virginia è di un altro pianeta: scriveva negli anni ‘30 cose pazzesche, sia come linguaggio che contenuto. Ho ripensato, da appassionato di fantascienza, alle strutture narrative di Al faro (To the lighthouse, in originale, che titolo meraviglioso…), Le onde (The waves), Orlando, che non possono non rimandare a una concezione dello spazio-tempo tipica della narrativa fantastica. Ho sempre pensato che Orlando, questo personaggio che cambia sesso nel corso della storia, ricordi molto certe idee presenti in La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. LeGuin, che a sua volta ha elaborato questo romanzo probabilmente sapendo che in molti organismi (per esempio i pesci) avviene il passaggio da un sesso all’altro nel corso della vita di uno stesso individuo. Vedete, a proposito di scienza… se sono stato poco originale chiedo scusa.
Tutt’altro. In maniera più o meno diretta, la fantascienza degli ultimi due decenni ha attribuito alla scienza un ruolo predominante nella costruzione del suo immaginario. Penso alla letteratura di idee di Greg Egan, ma anche alle estrapolazioni sociali e tecnologiche di Charles Stross, per fare due esempi illustri. E in particolare negli ultimi anni è venuto alla ribalta un intero filone identificato dai critici come post-human, ovvero postumanista, nato come emanazione della variegata galassia sorta dalle ceneri del cyberpunk. Ad oggi sembrerebbero non esistere scrittori postumanisti strettamente intesi, ma molti dei nomi più illustri si sono confrontati nelle loro opere con questo tipo di fantascienza, che s’interroga sulla prospettiva del superamento dell’umanità attuale e al contempo trasfigura in scenari “quasi alieni” problematiche tipiche del mondo in cui viviamo e dilemmi legati alla nostra condizione umana. Come ti poni rispetto a questa avanguardia, sia come lettore che come scrittore?
Conosco Egan, non conosco Stross e me ne scuso. Però prima vorrei parlare di un importante precursore di questa avanguardia, e cioè di Aldous Huxley (Brave New World), non a caso letterato e biologo, divulgatore e fine scrittore. Mi sembra che abbia un ruolo molto importante in tutta la letteratura distopica, anche se non è l’unico precursore di questo meta-genere. Ma il dramma scientifico-letterario che Huxley mette in atto in Brave New World è notevole: nel 1932 intuisce la clonazione su basi scientifiche, chiamandola processo Bokanovsky. Huxley mi ha influenzato eccome, anzi, sconvolto. Brave New World è una delle più grandi metafore sull’impatto della tecnologia sulla società umana. Ricordiamo che 1984 di Orwell è del 1948, se non erro… Aggiungo poi, in epoca recente, Greg Bear e Nancy Kress, due autori che in maniera diversa sono molto influenzati dalla biologia e dall’impatto delle biotecnologie sulla società. Di Bear ho letto diverse cose ma due mi hanno colpito: La musica del sangue e Il risveglio di Erode. In quest’ultimo, romanzo che risale al 2000, l’autore propone una visione evolutiva influenzata, anzi determinata, dai retrotrasposoni, che sono fossili di virus sepolti nel nostro DNA che ogni tanto si risvegliano e ne combinano delle belle. Tanto per sintetizzare 600 pagine... Ho letto questo romanzo dopo aver scritto il mio Infezione genomica, che infatti ho iniziato a scrivere proprio verso il 2000, interrompendolo e riprendendolo in seguito. Alcuni spunti fra l’altro sono stati attinti da un mio racconto della fine degli anni ’90 che Delos mi pubblicò, Chiedete di Bierkovitz. Mi ha poi sempre colpito la teoria e il dibattito sulla trasmissione orizzontale dei geni fra diversi organismi (Horizontal gene transfer) – anche nel mio romanzo ovviamente ne parlo – una teoria scientifica che assomiglia alla fantascienza... Ricordo una studiosa fondamentale per la genesi di questa teoria, spesso poco ricordata, Lynn Margulis, che ha ipotizzato come nell’evoluzione una grande importanza è data anche dalla simbiosi e dal mutualismo fra organismi. Inutile dire che le ipotesi della Margulis – come ho anche dichiarato esplicitamente nel libro, disseminato di dediche a questa grande studiosa – hanno esercitato una forte influenza sulla mia storia. Io parlo comunque di batteri e del rapporto molto difficile e delicato fra la scienza-conoscenza e società. A questa mia genesi scientifica, e ossessione per queste teorie, ha contribuito un mio grande amico, lo studioso Ernesto Burgio (non siamo parenti!), medico, letterato e filosofo molto impegnato nella divulgazione scientifica (quella seria!). Ernesto Burgio è un grande esperto di oncologia ed evoluzione dei tumori, nonché di trasmissione orizzontale di materiale genetico. È un apostolo della divulgazione scientifica, e anche della scienza scomoda, quella scienza che molti nascondono, e lo ammiro perché è sempre stato più coraggioso di me, facendo meno compromessi e rimanendo un pensatore molto borderline. Quindi, se leggete il mio romanzo, ci tengo a dire che questo studioso mi ha influenzato moltissimo, insegnandomi tanto.
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