- Benvenuto su Terra, signor Lowell.
Benvenuto? La polvere sollevata dal modulo di atterraggio mi aveva già rovinato il vestito, un sole che non avevo immaginato così forte mi avrebbe arrossato la pelle nel giro di un'ora e non si vedeva una costruzione decente, all'infuori di due baracche in sintetico, nel raggio di chilometri.
Quando era arrivata la neurochiamata del mio caporedattore ero saltato giù dalla poltrona su cui poltrivo da troppi giorni pronto per ricevere un nuovo incarico. Visti i miei precedenti non proprio scarsi mi aspettavo un bel reportage sulla guerra civile di Canaan o uno sulle rivolte religiose che stavano mettendo a ferro e fuoco Andar III. Quando il volto olografico del capo mi parlò di Terra non nascosi la delusione ripiombando nella poltrona dalla quale ero faticosamente emerso.
- Terra - mormorai rigirando la parola come una medicina amara. - Non è quel pianeta scoperto e mappato pochi anni fa in un oscuro buco del margine della spirale?
Il capo annuì sorpreso: - Però, mica male. Credevo non ne sospettassi nemmeno l'esistenza. Sei più informato di quanto pensassi. - Non sapevo mai quando smetteva di essere serio per iniziare a prendermi per i fondelli. - Certo, proprio Terra. Se tu leggessi qualcosa anche di archeologia spaziale, oltre che di notizie sportive e articoli di cronaca, sapresti che attualmente Terra è al centro delle chiacchiere dell'opinione pubblica.
- Come mai? - domandai curioso mentre nebulizzavo il tappo di una bottiglia di birra.
- Perché su Terra c'è un mistero - il capo fece una pausa a effetto. - Un mistero di quelli tosti. Ti sto inviando un po' di materiale che ti aggiornerà sulla questione, assieme a un biglietto per Kyton da cui prenderai una decina di coincidenze più o meno scomode per arrivare a destinazione. Parti domani mattina. Studia durante il volo, mi raccomando. Mi aspetto notizie dal primo giorno e una bella serie di articoli al tuo ritorno.
Domani mattina? Non avrei sprecato tempo per mettere a posto il mio appartamento. Tanto valeva andarsi a fare un giro al bar per sentire le ultime notizie e fare la valigia prima di andare a letto. C'era solo l'ultimo particolare: - Come siamo messi a nota spese? Ho qualche limite?
- Non ti preoccupare - ridacchiò il Capo soddisfatto. - Non ne avrai bisogno. Sul sito degli scavi non c'è praticamente nulla. - L'immagine sfarfallò e scomparve lasciando per ultimo un sorriso beffardo.
Il professor Anderson era il prototipo dello studioso di antichi reperti. Di mezza età, stempiato, non troppo alto, con dei piccoli occhiali rotondi dalla montatura classica, abiti comodi color sabbia e cerebropenne appese al taschino. Dalla sua espressione contenta capii almeno che non ce l'aveva con i giornalisti impiccioni e che era un entusiasta del suo lavoro.
- Entusiasta? Di più, signor Lowell, di più. Qui su Terra stiamo vivendo un'esperienza davvero straordinaria - esclamò tutto felice mentre guidava il veicolo verso il sito principale. Il veicolo, mi stavo dimenticando, non era un comodo aircraft a propulsione magnetica sollevato dal suolo ma un vero e proprio mezzo meccanico, su ruote, che sobbalzava e rollava a ogni buca. L'ultimo che avevo visto era stato nella ritirata del generale Ember nel deserto di Notan II, ed era bastato per farmi odiare per sempre l'era degli idrocarburi.
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