Nel doppiaggio storico italiano, la voce carismatica e intensa di Renzo Stacchi doneranno da subito a Banjo quell’aura di profondità e invincibilità che restituirà al pubblico italiano un personaggio molto più maturo e sicuro di se e dei propri mezzi rispetto alla caratterizzazione donata dalla voce originale giapponese di Suzuoki Hirotaka e al ridoppiaggio italiano della versione Dynit in cui è interpretato da Massimo De Ambrosis. Quest’ultmo, però, riuscirà - nonostante il fatto che i fan italiani siano molto affezionati al doppiaggio storico - a consegnarci l’interpretazione di un Banjo molto più aderente alla caratterizzazione originale nipponica. Haran Banjo ha circa ventotto anni quando si svolgono i fatti della serie, ma ha un carattere anche molto estroverso, mentre, come capitava spesso negli adattamenti italiani in quegli anni, il doppiaggio italiano storico lo rende molto più introverso e ne accentua il cinismo e la conflittualità interiore. Nonostante, dunque, come si diceva prima, il doppiaggio Dynit sia molto ben fatto e molto più aderente alla storyline originale della serie, il doppiaggio storico, pur con tutte le sue incongruenze nelle traduzioni e negli adattamenti, rimane a tutt’oggi molto più amato dai fan più affezionati della serie. Da subito è chiaro ai telespettatori che Banjo combatte una guerra privata e solitaria contro un nemico crudele e spietato che vuole annientare l’umanità sino a cancellarne completamente anche l’humanitas stessa. I meganoidi, risultano anch’essi, da subito, una interpretazione molto originale dell’antagonista. Non sono una popolazione aliena, non vengono da un oscuro passato o da un tragico futuro, ma sono esseri umani che hanno rinnegato la loro umanità per abbracciare il miglioramento cibernetico frutto degli studi del dottor Haran Sozo, padre di Banjo. L’uso che fa Koros della tecnologia meganoide, tessendo le sue trame di conquista, è sicuramente una aberrazione di quelle che dovevano essere le intenzioni iniziali dello scienziato creatore. Come Prometeo ha rubato il fuoco della conoscenza ed è stato punito, come il dottor Frankenstein specchiandosi nella fiamma della vita ha visto la sua creatura ribellarsi al proprio creatore, così anche il dottor Haran Sozo non può sottrarsi al suo triste destino che porterà alla ribellione dei meganoidi e all’annientamento di quasi tutta la sua famiglia consegnando al giovane Banjo, in fuga da Marte, il peso della terribile colpa del padre da espiare. Ma forse l’unico vero peccato di Haran Sozo è avere cercato nella tecnologia degli innesti cibernetici il grimaldello per forzare la salita della scala evolutive della razza umana. Marte, fin dalla protofantascienza, è meta di viaggi perigliosi e residenza di tremende minacce per il genere umano, ecco quindi che Tomino colloca sul pianeta rosso la patria del nuovo genere meganoide che arriverà a ribattezzare il quarto pianeta del sistema solare con il nome di Meganoide, in onore del popolo che adesso lo ha eletto a propria patria. Nel finale della serie, il pianeta rosso giocherà anche un ruolo di primo piano nel conflitto in corso. I meganoidi non esiteranno, infatti, a usare l’intero pianeta come arma definitiva di distruzione lanciandolo, grazie alla propulsione di immensi razzi propulsori, contro il pianeta Terra.
I meganoidi sono delle controparti ben caratterizzate psicologicamente e ottimamente riusciti nella loro rappresentazione. Inseguono il miglioramento della razza umana attraverso l’uso della cibernetica. Questo tema ricorrerà anche nella serie Galaxy Express 999 (Ginga Tetsudo 999, 1978). La serie di Leiji Matsumoto viene mandata in onda nello stesso anno di Daitarn 3. Ad accomunarle è lo stesso intendimento negativo dell’uso della cibernetica come via per il miglioramento dell’essere umano. Banjo, in più occasioni nel proseguo della serie non mancherà di dimostrare, con ogni mezzo a sua disposizione, sia ai telespettatori che ai suo nemici, che l’uomo è sempre superiore alla macchina e con ferrea forza di volontà troverà sempre le risorse necessarie per sconfiggere i meganoidi.
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