Non bisogna lasciarsi ingannare dall'ambientazione lesbica di questo film, perché questa storia porta a raccontare - finalmente - la diversità sotto una luce normale, e non sono i gusti sessuali ad essere protagonisti, ma lo scontro drammatico tra la vita vissuta (con la morte in agguato) e le parole che cantano ad un'esistenza lirica che nasce e cresce solo sulla carta.

La maschera di scimmia è una pellicola emozionante, un thriller come tanti altri in cui intellettualismo e carnalità si rincorrono per tutta la storia, tra versi aulici e espressioni estreme. Storia di un'investigatrice privata alla ricerca di una giovane poetessa underground scomparsa, questa pellicola diretta dalla stessa autrice dell'emozionante Il pozzo mostra un'irriconoscibile e invecchiata malissimo Kelly Mc Gillis (proprio quella di Top Gun...) nel ruolo di una seducente docente di letteratura, lesbica e prepotente nei suoi amplessi con l'investigatrice privata. Una relazione fatta di vocaboli e situazione estremizzate, mentre le indagini si svolgono nel circolo di amici poeti della Sidney fotografata con un colore che vira verso toni seppia. Un'interessante variazione sul tema dei film sugli investigatori privati, dove una regia onirica segue questo thriller esistenziale in uno svolgimento intrigante e - alle volte - perfino disgustoso.

Un'opera decisamente di grandissima qualità forgiata sul senso stesso della poesia moderna. Quella che il cantautore canadese Leonard Cohen diceva avere "i piedi nel fango, la testa in cielo."