"La storia della mia vita fino a questo punto:

L'insegnante mi guardò come se fossi pazzo.

L'assistente sociale mi guardò come se fossi pazzo.

Il ragazzo mi guardò come se fossi pazzo e poi mi prese a botte.

La donna mi guardò come se fossi pazzo.

L'agente nero della Omicidi mi guardò come se fossi pazzo."

A parlare è, appunto Testadipazzo, insolito protagonista dell'omonimo romanzo di Lethem.

Lionel, questo il suo vero nome, è un investigatore per copertura ed in realtà un faccendiere per conto di un boss locale. Ed è afflitto dalla sindrome di Tourette, malattia del sistema nervoso che combina vistosi tic motori con compulsioni verbali incontrollabili. Ma quando il boss viene trovato in un cassonetto della spazzatura, Lionel si mette sul serio ad investigare e quello che scopre non è un affare facile da districare. In contrapposizione col detective della omicidi, un uomo dall'aria logora che sembra dire "nemmeno il caffè serve più" Testadipazzo brilla per vitalità e per un bizzarro modo di condurre le sue indagini. In realtà tutto il romanzo, un noir di taglio tradizionale, sembra acquisire vitalità dal suo protagonista, assoluta novità all'interno di una storia narrata con lentezza, che lascia largamente intuire scorci di pensiero Tourette combinati con una logica ossessiva ed un desiderio edipico di uscire a tutti i costi dalla colpa per aver lasciato morire il padre, rappresentato dal mafioso assassinato all'inizio del racconto ed intorno al quale ruota la vita di Lionel e dei suoi collaboratori.

Romanzo piuttosto originale, Testadipazzo esce dai canoni del genere per raccontare in primo luogo la storia di un uomo afflitto da una malattia bizzarra che gli fa rischiare di continuo la vita, ed entra con maestria nel difficile pensiero compulsivo che nel contempo affascina ed atterrisce.

C'è poco altro da aggiungere, in realtà l'originalità, come sempre marchio di fabbrica del lavoro di Lethem, spicca sopra ogni cosa in questo suo romanzo, e l'interesse che il suo protagonista riesce a suscitare trascende anche la storia, che rimane sullo sfondo a motivare un racconto che starebbe in piedi anche da solo.