Da quanto descritto può sembrare che il racconto, pur avendo differenti modalità di forma e costruzione,

Con il romanzo entriamo in un’altra dimensione.
Certamente l’autore si ritrova dinanzi a un lavoro complesso e più faticoso.
Qui farò un più diretto riferimento alla mia esperienza di scrittura.
Nell’ambito fantascientifico io nasco come autore di storie brevi. Alcuni primi tentativi di romanzo sono rimasti incompiuti. Ma più che riprendere vecchie scritture preferisco inventarmi cose nuove, affrontare nuovi problemi: perché scrivere, per quanta pratica si faccia, presenta ogni volta interrogativi tecnici all’autore, quasi come se si scrivesse la prima volta.
Proseguii affrontando temi i più disparati. La mia maxi-antologia personale L’essenza del futuro (Perseo Libri), raccoglie in oltre 600 pagine una settantina di storie (da quelle brevissime al racconto lungo) scritte dal 1957 al 2007 ed è suddivisa in gruppi tematici: racconti di esordio, fantascienza e politica, fantamore, fantasesso, fantareligione, racconti sf umoristici, di fantaecologia, di fantamusica, fantastorie scritte a quattro mani… e altro ancora. Quando decisi di scrivere un romanzo (Gli universi di Moras, 1980), partii con l’idea di un racconto, ma strada facendo mi accorsi che le pagine crescevano e maturavo altre idee da sviluppare. Fu una gestazione che durò un decennio: scrivevo qualcosa e abbandonavo per mesi. Alla fine trovai il tempo di concluderlo.
Dopodiché tornai ai racconti.
Il quinto principio è un romanzo nato quasi per volontà altrui. Come scrivo nell’intervista in coda al volume fu Elisa, la mia compagna, a insistere per farmi tentare di nuovo un’opera più corposa e “visibile”. Il romanzo desta più attenzione di una raccolta di pezzi brevi… Abbiamo visto perché.
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