L’espressione non mi piacque, al punto che dovetti tenere a freno la lingua per non rispondergli. Era vero che i Superiori avevano degli occhi buffi, tanto da meritarsi quel soprannome dalla gente comune, ma chi usava termini come negro, muso giallo, ebreo o mangiaspaghetti per definire gli altri, non mi piaceva. D’altra parte dovevo lavorare a tutti i costi, quindi decisi di sopportare. Schumacher interpretò benissimo la mia espressione. – Non è quello – precisò. – Il primo ufficiale è un tipo a posto, sia chiaro. Anche se è un tuttocchi, sembrò sottolineare senza dirlo. – Il problema non è lui, ma il suo capitano. Dove c’è McKinnon ci sono abbandoni della nave, finti malati, gente che strappa la tessera sindacale... qualunque cosa, pur di lasciare la Comet. – Arrivano fino a questo punto?

– Proprio così – rispose, bevendo un sorso dalla fiaschetta e passandomela.

– Va detto che la paga è buona... salario minimo per l’Associazione, ma pur sempre più alto di quella sindacale. E poi la Comet è in regola con tutti gli standard di sicurezza, o almeno così è risultato all’ultima ispezione. Rimane il fatto che McKinnon ha qualche rotella fuori posto, non so se mi sono spiegato.

– Mica tanto, amico. Mi vuoi dire chi diavolo è questo tipo... come l’hai chiamato?

– Capitan Futuro. È così che si fa chiamare, Dio solo sa come mai. E non è tutto – aggiunse con un ampio sorriso. – Ha chiamato l’IA di bordo “Il Cervello”.

Risi di gusto. – Il Cervello? Ma va? E perché, ha la massa cerebrale raccolta in un barattolo? Ma per favore...

– E chi lo sa. Sarà un vezzo o qualcosa di simile. – Scosse il capo. – In ogni caso tutti coloro che hanno lavorato con lui hanno detto che si sente un eroe spaziale e che vuole essere trattato come tale. E come si rapporta al suo equipaggio... Si potrebbe definire un perfezionista se solo parlassimo di una persona intelligente.

Avevo avuto a che fare con pignoli e incapaci, e anche con dei pazzoidi; non era un problema per me, purché la paga fosse decente e non mi rompessero le scatole.

– Tu l’hai mai conosciuto?

Schumacher tese la mano e gli restituii la fiaschetta di whisky, permettendogli di ingollarne un altro sorso. Bella vita la sua, spaparanzato in poltrona a ubriacarsi e decidere della sorte altrui. Lo invidiavo al punto che mi augurai gli tagliassero simpaticamente la gola.

– Mai, nemmeno lontanamente – rispose. – Non scende mai dalla Comet, neanche quando approda sulla Luna, e passa tutto il tempo sulla nave. Ma non è finita. Eccetto forse pulirgli il culo quando va al cesso, tutti quelli che ci hanno avuto a che fare sostengono che abbia delle pretese incredibili. Nessuno ha mai un momento di tregua, tranne forse il suo primo ufficiale.

– E di lui che mi dici?

– Di lei. Tipa carina. Si chiama... – Lo vidi spremersi le meningi per ricordare, prima di illuminarsi con uno schiocco di dita. – Jeri. Ecco: Jeri Lee-Bose. L’ho incontrata una volta sola, prima che lavorasse per la Comet – mi spiegò sorridendo. – Un vero schianto per una tuttocchi. E ha un debole per noi scimmioni, dicono – soggiunse. – Insomma, pare che dorma in cabina col capitano, e se anche soltanto metà delle storie che si raccontano su McKinnon fosse vera, la cosa mi farebbe ancor più ribrezzo.

Non commentai. Schumacher invece tirò giù i piedi dalla scrivania e si sporse in avanti per fissarmi dritto negli occhi. 

– Ascolta, Rorh – declamò con improvvisa serietà, come se avessi chiesto la mano di sua sorella. – Mi rendo conto che per te sarebbe un lavoro non definitivo e che tieni moltissimo a quel posto sulla Jove Commerce, ma devo metterti in guardia: se Capitan Futuro prende a bordo uno come te è solo perché ormai nessuno vuole più lavorare per lui. La sua situazione non è meno disperata della tua, ma di tutto questo a me non frega un accidente. Se rifiuti non subirai alcuna nota negativa sulla tessera e manterrai il tuo posto in graduatoria. La faccenda resta fra te e me, va bene? 

– E se rifiutassi?

– Proverò a trovarti un altro impiego – disse, agitando la mano. – Conosco bene il capitano della Nickel Queen, che dovrebbe essere qui tra sei settimane, e potrei trovarti un posto, anche se onestamente non te lo posso promettere. È una bella nave e molto ambita da tutta la gente che conosco... al contrario della Comet, che nessuno vorrebbe neanche vedere.

– Dunque che mi consigli?

Schumacher sorrise senza rispondere. In qualità di membro dei sindacati per legge non poteva influire sulle decisioni, ma da amico perlomeno aveva cercato di mettermi in guardia pur sapendo, come me, che non avevo scelta. L’unica alternativa a trascorrere tre mesi con un pazzoide era rimanere tre mesi a bighellonare sulla Luna. Qualche istante di riflessione e mi decisi a chiedere il contratto.