Come è riuscito a farsi produrre un film così complesso? Lei è la prova che se gli Studios lasciassero più mano libera agli autori, noi vedremmo più capolavori…
Dopo il successo di Dark Knight mi sono trovato dinanzi all’opportunità unica di realizzare un film come questo che consideravo molto ‘personale’e che conteneva temi di particolare interesse ai miei occhi. Visto che avevo tale opportunità mi sentivo come responsabilizzato a spingere il più possibile in avanti il mio lavoro alla ricerca di qualcosa di nuovo e diverso. Inception doveva essere il film che volevo fare. Il suo successo è stato una bella ricompensa per questo sforzo e la mia speranza è che incoraggi gli Studios a dare maggiori opportunità ai registi e cineasti. Forse se questi ultimi avessero più potere e voce in capitolo vedremmo dei film migliori…chissà forse c’è anche il rischio che vedremmo anche un maggiore numero di pellicole non di grande qualità…è difficile dirlo. Certo sarebbe eccitante provarci, e sicuramente sarebbe splendido potere vedere più Major hollywoodiane come Warner sostenere il lavoro e le idee originali dei suoi registi. Mi considero fortunato per avere realizzato Inception esattamente come lo avevo immaginato quando lo stavo scrivendo.
Parliamo di Batman 3?
Non amo molto discutere dei miei progetti fino a quando non siano ad uno stato più avanzato: sto scrivendo una sceneggiatura che segue la stesura di mio fratello. C’è una data di uscita prevista, e spero che la Warner, alla fine, non dica di no…
Ha mai analizzato da dove proviene il ‘meraviglioso’ senso di inquietudine che pervade il suo cinema?
No, sinceramente non desidero avere un approccio troppo analitico nei confronti del mio lavoro. Per me l’unico vero grande momento di identificazione è quello di volere esplorare il punto di vista stesso del film. Mi piace pensare all’idea di una realtà obiettiva rispetto a quella soggettiva con cui noi guardiamo alla vita che ci circonda. Ad interessarmi più di tutto è questa tensione: oltre questa il fondamento del mio cinema è l’idea di scrivere cose che mi entusiasmano e nei confronti delle quali sento di potermi facilmente relazionare. In questo senso credo che il cinema sia un mezzo perfetto per esplorare la realtà e la sua natura, perché è perfetto per creare mondi. Tutti gli strumenti a nostra disposizione, dagli effetti visivi in poi, sono in grado di creare mondi nei quali il pubblico si può rifugiare. Per un regista è una tentazione irresistibile potere avere a che fare con la realtà in questi contesti così estremi.
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