I cosiddetti “effetti speciali” racchiudono in se un significato che ha bisogno di una precisazione terminologica. In ambito tecnico, infatti, si parla di Effetti Speciali (anche Effetti Meccanici) intendendo tutte le tecniche impiegate sul set, al momento della ripresa; quindi il trucco degli attori, le acrobazie, il Green Screen, la ripresa in simultanea con più macchine da presa (Virtual Camera Movement) fino ad arrivare alla recente ripresa digitale in 3D. Con la dizione Effetti Visivi, invece, s’intendono tutte le tecniche applicate un post-produzione: immagini create al computer (CGI, Computer Generated Image), correzioni del colore (Color Correction), assemblaggio dei materiali filmati sul set con materiali creati in studio (Compositing). Da notare anche che l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che assegna i premi Oscar, prevede una statuetta non solo per i migliori effetti speciali (Academy Award for Visual Effects) ma anche una per i migliori effetti sonori (Academy Award for Sound) che sono da considerarsi altrettanto emozionanti.
Storia degli Effetti Speciali. Méliès e i pionieri
Una caratteristica singolare della storia degli effetti speciali è che, già nei primissimi anni dalla nascita del Cinema, si scoprono e si sperimentano tutte le principali tecniche che ancor oggi sono alla base dei più attuali procedimenti di effettistica e scenotecnica digitale. Già prima che i fratelli Lumiére decretassero la nascita ufficiale del Cinema - con la proiezione pubblica del 28 dicembre 1895 al Grand Café a Parigi - dall’altra parte dell’oceano Alfred Clarke utilizzava per la prima volta la tecnica dello Stop Motion nel film ;. Pochi anni dopo in Inghilterra, G.A. Smith brevettò e poi sperimentò la tecnica della doppia esposizione nel film Santa Claus (1898).
Nello stesso anno i registi americani Albert E. Smith e J.S. Blackton della Vitagraph, una delle prime compagnie cinematografiche della storia, ricostruiscono in studio gran parte del porto di Santiago di Cuba per riprodurre alcuni fasi della battaglia omonima del 1898, combattuta da spagnoli e americani nella baia del porto di Santiago di Cuba. Quella riproduzione in scala, che comprendeva anche modellini di navi, fumi, incendi ed esplosioni è forse primo plastico in assoluto utilizzato nel cinema.
Nel 1908 Emil Cohl inventa il cartone animato con il film Fantasmagorie, mentre due anni dopo Jean Durand sperimenta la ripresa velocizzata, o Fast Motion, nel film Onésine Horloger.
Nella nascente Hollywood degli anni ’10 Frank Williams sperimentava il primo esempio di Travelling Matte, e cioè di background in movimento: la tecnica consisteva nel filmare gli attori su uno sfondo nero e poi si sostituiva questo sfondo con un filmato in movimento. In quel periodo, d'altra parte, ogni buon cameraman doveva essere in grado di realizzare con la macchina da presa, e in tempo reale, gli effetti base: Stop/Fast motion, tramite l’arresto della ripresa o la velocizzazione della stessa; Fade in/out ottenuto con la progressiva chiusura /apertura dl diaframma; Dissolvenza incrociata tramite la chiusura del diaframma sulla prima immagine, il ritorno indietro della pellicola e quindi la sovraimpressione della nuova immagine con apertura progressiva del diaframma.
In poco meno di un ventennio, insomma, si scoprono e si utilizzano le tecniche che ancora oggi sono alla base dei moderni effetti speciali digitali, e d’altra parte, altre sperimentazioni videro la luce in quegli anni ed è impossibile stabilire con certezza chi ha fatto cosa e quando. Quello che si può invece affermare è l’estrema preminenza della figura di Georges Méliès, universalmente considerato il padre degli effetti speciali nel cinema. Benché, come detto in precedenza, già molti suoi contemporanei sperimentassero varie tecniche per manipolare la ripresa, George Méliès fu tuttavia il cineasta che meglio di chiunque altro capì cosa di magico, si poteva fare con la macchina da presa piuttosto che davanti a essa.
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