Una sottile paura interiore è facilmente abbinabile al concetto di Transumanismo e di

Un'altra immagine del Metropolis ritrovato
Un'altra immagine del Metropolis ritrovato
Postumanismo, che a loro volta rimandano, nell’immaginario collettivo attuale, all’Uomo Nuovo di nietzschiana memoria: si pensa a questi nuovi esseri come a un’èlite che prende il potere e decide, da superuomini, il destino degli altri inferiori, che divengono così i nuovi schiavi, i nuovi sottoposti. Lo spettro dell’Eugenetica nazista è sempre in agguato quando si cominciano a menzionare manipolazioni genetiche, miglioramenti o selezioni delle caratteristiche fisiche umane tramite eliminazione delle tare genetiche volte alla crescita di un individuo più sano, o competitivo. La dominazione di una genìa aristocratica su una vasta plebaglia (tematiche già presenti in altre modalità nell’immaginario dell’età industriale, fin dai tempi del film Metropolis) è, insomma, sempre lì, incombente e minacciosa. Inutile prenderci in giro asserendo che il pericolo è inesistente o scampato: le cure genetiche e mediche di alto livello sono da sempre costose e se le può/potrà permettere solo chi ha/avrà un alto capitale da investirci; le filosofie iperliberiste che sembrano dominare il momento storico attuale potrebbero non lasciare spazio a una distribuzione equa tra la popolazione umana/transumana. Chi godrà di enormi capitali economici penserà a come allungarsi la vita, ad allestire camere criogeniche in cui ibernarsi in attesa di tecnologie in grado di guarire la vecchiaia, e sarà quindi incline a patrocinare tecniche di manipolazione genica e biotecnologica (nanobot nell’organismo, per esempio). Superare il limite teorico dei 120 anni di vita diventerà, probabilmente, un obiettivo ragionevolmente raggiungibile, e a tutt’oggi sembra esserci più di qualcuno disposto a finanziare tale ricerca; i poveri potranno soltanto sperare in tecniche di ripiego e probabilmente la morte – per la prima volta nella storia umana - non sarà più la livella che Totò incensava, in grado di azzerare le differenze tra uomini. I plutocrati non avranno interesse a diffondere le proprie tecniche di longevità se non per venderle a carissimo prezzo, e queste diventeranno tecnologie mediche capaci di garantire elevati guadagni; aumenteranno ancor di più le differenze sociali e censorie, il solco tra chi potrà arrivare quasi all’immortalità e chi dovrà ancora morire, diverrà incolmabile.Non c’è speranza, quindi?

La Storia ci dà qualche conforto. Se guardiamo indietro, di poco anche, possiamo ancora ascoltare le voci di chi aveva paura dell’avvento della tecnologia informatica, di Internet, di chi pensava che tali innovazioni avrebbero favorito soltanto gruppi oligarchici. Ciò in parte è vero, ma non si erano fatti i conti con il giocattolo sfuggito di mano all’inventore, con la conoscenza che la tecnologia dissemina e che si diffonde verso il basso; non si erano fatti i conti con la conseguente filosofia dell’open source che, in sostanza, mischia le carte e genera un flusso economico e culturale costante che va dalle ricche corporazioni verso chi s’ingegna e costruisce software libero, facendosi così beffa delle stesse ricche corporazioni che foraggiano, iperliberisticamente, il mercato. La speranza è lì, in queste inaspettate dinamiche, ma ci vuole conoscenza per tenere viva quest’aspettativa, ci vuole ingegno, serve la volontà di non sedersi e aspettare che qualcuno venga a salvarci. Diffondere la competenza, anche nei giorni futuri, sarà la carta vincente per sconfiggere certe derive autoritarie che già si stanno manifestando, in questi stessi anni, in certi gruppi che del Futuro fanno la propria terrificante bandiera.

Avere ben chiara la coscienza dei limiti umani e capire che nessun dio verrà a salvare l’umano, che l’umano è inutile nell’universo, equivale a capire che la condizione biologica è fallace di suo, strutturalmente mortale; occorre avere la voglia di invertire lo schiacciamento sociale tramite la Conoscenza e farsi venire la brama di parlare del Futuro non come metafora del Presente, ma come tensione pura verso il Nuovo. È necessità di andare oltre il Presente per pensare solo al Futuro, quello inumano, quello non caduco, quello che ci libererà dalle meschinità umane.