Su The Magazine of Fantasy and Science Fiction esordiscono autori come Philip K. Dick e Richard Matheson, mentre Galaxy diventa la patria di scrittori come Robert Sheckley e il duo Frederik Pohl e Cyril Kornbluth, senza contare che vi vengono pubblicati romanzi come L’uomo disintegrato di Alfred Bester e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. A metà degli anni Sessanta, alla vigilia della rivoluzione studentesca in Francia e poi in tutto l’Occidente, è ancora una volta una rivista a ridisegnare un nuovo scenario per la fantascienza, rinnovandone sia i contenuti sia la forma. In Inghilterra, nel 1964, Michael Moorcock, giovane scrittore inglese, assumeva la direzione della rivista New Worlds che fece della sperimentazione pura uno dei suoi cavalli di battaglia, proprio per rinnovare il genere e portarlo più vicino alla letteratura tout court. Non a caso, tale movimento fu battezzato New Wave, ossia “Nuova Ondata”, proprio per marcare la differenza con il passato e l’intrinseca novità. Moorcock fu coadiuvato da autori come Samuel Delany, Roger Zelazny, Thomas Disch, Normand Spinrad, Harlan Ellison; da autrici che fecero emergere con forza una fantascienza apertamente femminista, come Joanna Russ e James Tiptree, senza contare la veterana Ursula K. Le Guin; un maestro come James G. Ballard teorizzava proprio su New Worlds un nuovo concetto, quello di inner space (spazio interno), in contrapposizione a the outer space, lo spazio esterno della fantascienza classica. Ballard invita i suoi colleghi a dare una nuova forma alla science fiction, in grado di orientarsi verso il mondo interiore, quello espresso da ogni singolo uomo. L’obiettivo è dare vita ad una narrativa ricca di simboli, ma in grado di penetrare l’inconscio dell’uomo, considerata la nuova frontiera da superare e scoprire. E non è un caso che Ballard userà proprio il racconto come forma precipua di questa nuova fantascienza.
Nel 1967 è un’antologia di racconti a scuotere il mondo della fantascienza. Stiamo parlando di Dangerous Visions di Harlan Ellison. Ellison chiese ad un manipolo di scrittori di scrivere e proporre storie provocatorie. Il risultato è un’antologia che ha segnato lo spartiacque tra la fantascienza antica e quella moderna.Anche i vituperati anni Ottanta e il cyberpunk hanno trovato spazio e forma attraverso le storie brevi, basti pensare all’’uscita dell’antologia Mirrorshades (1986) curata da Bruce Sterling e agli scrittori presenti, tra i quali Sterling, William Gibson, Rudy Rucker, Lewis Shiner, John Shirley, Pat Cardigan, Tom Maddox, Marc Laidlaw, James Patrick Kelly, Greg Bear e Paul Di Filippo. Tutti questi autori in quegli anni e nel decennio successivo si formarono e trovarono spazio ancora una volta su una rivista, la Isaac Asimov's Science Fiction Magazine.
Anche l’attuale momento che vede protagonista la fantascienza definita post-human – con particolare riferimento all’area scozzese ed ad autori come Charles Stross, Iain Banks, Ken McLeod – vede proprio nel racconto un suo punto di forza e ancora una volta nella rivista (principalmente la Isaac Asimov's Science Fiction Magazine e l’inglese Interzone) il posto privilegiato dove dare corpo a quella che è a tutti gli effetti una nuova fase della storia della fantascienza.Per quanto concerne l’Italia, come abbiamo visto le riviste godono all’inizio degli anni Cinquanta di poca fortuna, determinando di fatto una certa assuefazione dei lettori italiani al romanzo, piuttosto che al racconto breve. Non mancano tuttavia le riviste e anzi, alcune segnano anche nel nostro paese una significativa evoluzione del genere e sulle quali gli stessi scrittori italiani si formeranno e sperimenteranno.
Nelle edicole italiane, nel 1954 appare la rivista Fantascienza per la Garzanti Editore, che altro non è che l’edizione italiana di The Magazine of Fantasy and Science Fiction, ma anche qui – nonostante alle spalle ci sia un editore solido come Garzanti – la rivista chiude i battenti nel maggio del 1955.
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