Qualche leggera vibrazione, avvertita solo dagli strumenti di bordo percorse lo scafo dell'astronave. Qualcuno, dall'esterno, stava cercando di scalfire il metallo battendovi sopra con grosse pietre. Gli indigeni, una dozzina, si erano avvicinati alla nave, dapprima esitanti e incerti, poi sempre più rassicurati nel constatare che dal grosso veicolo non provenivano segni di vita.Attraverso lo schermo televisivo, John Wheeler poteva osservarli a suo agio, in un'inquadratura perfetta. Gli alieni erano alti all’incirca quanto un essere umano, ma il loro corpo aveva una singolare conformazione: sopra un tronco piuttosto tozza, e relativamente tondeggiante in confronto a quello di un essere umano, stava in equilibrio una testa rotonda che poggiava sopra un collo molto lungo. Gli arti, sempre paragonati al modello umano, erano singolarmente longilinei e robusti rispetto al corpo. Le gambe, dal ginocchio in giù, si coprivano di scagliosità e terminavano in un tipico piede da uccello: un piede a tre dita. Le mani avevano invece quattro dita, apparentemente prensili. Dai gomiti sporgeva in avanti un osso di forma rozzamente conica, probabilmente un residuo di una arcaica struttura alare. I corpi erano ricoperti di quello che, dal punto di osservazione di John, sembrava un piumaggio lanuginoso di un intenso color azzurro cielo. La pelle scagliosa delle gambe, dal ginocchio in giù, aveva un colore blu cupo. La testa mostrava un carattere tutto particolare: nella sua sfericità non esistevano confini visibili tra faccia e volta cranica. La bocca era munita di un becco corneo, breve e largo, su cui dovevano esserci anche le narici. Gli occhi sorprendevano per il loro aspetto incredibilmente umano: lo sguardo, dalle iridi che brillavano di un blu intenso, possedevano una espressione di conturbante intelligenza. Ai due lati della testa si notavano due piccoli cerchi bianchi, probabilmente orecchie senza padiglione e dal timpano scoperto.
John Wheeler ebbe la sensazione che la sua missione cominciasse solo in quel momento. Quasi sicuramente, l'esito finale della spedizione sarebbe stato determinato dal modo in cui fosse riuscito a stabilire il primo contatto con gli aviani.
Premette un pulsante. Il portello della Victoria cominciò ad aprirsi scorrendo lentamente su se stesso. Wheeler venne investito da un'ondata d'aria calda e da un brusio di inquieti pigolii.
Uscì dall'astronave, camminando a brevi passi, attento a evitare movimenti troppo bruschi. Teneva le mani in avanti, con le palme all'infuori, nel gesto caratteristico che rivela intenzioni non aggressive.
Si è constatato che, di fronte a enormi differenze di linguaggio, di cultura e di evoluzione, il codice espressivo dei gesti è quasi identico presso tutte le razze umanoidi, in evidente connessione con le convergenze di struttura evolutiva. Così, tenere le palme bene in vista, dimostrando di non essere armati, è un segnale di pace di valore universale presso le creature dotate di arti prensili.
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