Seduto ora sulla spiaggia, mentre una delle sue mani brancica inconsultamente alla ricerca d’una presa sulla ruota, si ripete con metodica precisione il cogito ergo sum, cogito ergo sum, cogito ergo sum. Sua netta impressione: caldo il sole, freddo il vento, però. Oggettivamente guardando le cose non gli resta da concludere che l’inesistenza del vento stesso, e tentando quindi d’applicare ad esso la cartesiana formula farlo esistere.

Immagina d’essere il venoi e di pensare. Quindi d’esistere.

Brevemente l’angelo reggicartiglio esamina con lucidità i visi dei suoi coleghi. Ridotte a pure funzioni pittoriche, essi si agitano incompostamente alla ricerca d’una realtà effettuale evidentemente impossibile in partenza. Se avessero un cervello e se ne stessero cupamente seduti sulla veranda di una qualche vecchia casa di campagna, probabilmente s chiederebbero da dove vengono e cosa fanno e chi sono.

Mentre in un lampo atono si perde nel nulla il ponte.

 

Ancora sul lago.

Restarono a nuotare finché non venne buio, e quando ormai nel cielo si spandeva il chiarore latteo di Selene le loro mani nude accesero un fuoco vermiglio. Sopra ci misero un grande tegame di rame, dove bollirono invano chiedendo pietà i resti ormai straziati di un pollo e qualche bistecca.

Divorarono tutto con gusto primitivo, mangiando la carne senza pane. Ancora nude, non sentivano freddo né caldo, perché c’erano vento e fuoco. La donna più giovane si tormentava senza un motivo il morbido capezzolo del seno destro, ed osservando le nudità dell’altra le veniva una gran voglia di ridere.

Tutto questo fino alle undici di sera.

Un gran rombo improvviso alle sue spalle. Mentr’egli sivolta con ponderata sveltezza, lo accecano i fari in pieno giorno della jeep che avanza ballonzolando sulla sabbia, e le grida dell’uomo lo raggiungono a sprazzi.

- Se ne vada, disgraziato, - gli urla. - Se ne vada in fretta. Dobbiamo costruire.

Certamente il ponte alle sue spalle. Piantato lì a più di metà, necessita d’una logica conclusione. Da un punto di vista matematico ciò è giusto, ma da un punto di vista etico il problema si presenta molto complesso, per le intime connessioni che ha con la ruota, lui, e tutto il resto.

 

Appena sveglio, lo prese il desiderio implacabile di dare una motivazione logica a tutto.

- Se sono qui, - pensò, - ci deve essere un motivo.

Così si diede a cercare con piglio deciso il perché della sua determinata presenza in quel luogo, in quel momento. Osservò minuziosamente l’orologio che aveva al polso, fermo ormai da molte ore; guardò la spiaggia, il mare, la ruota.