Throoz sentiva di non divertirsi poi tanto durante l'interminabile ricevimento offerto nel lussuoso, vasto maniero del Vetusto Qarzast. Le pietanze erano ottime e variate; più d'una volta aveva colto l'occasione e, con Rinza, aveva amoreggiato nei corridoi del Palazzo; ma nel complesso i due Stranieri finivano con l'annoiare. Parlavano poco, erano enigmatici, uno dei due addirittura scostante, e nell'insieme un po' repellenti. Dal punto di vista del comportamento apparivano impeccabili, anche se non avevano toccato nulla del cibo abbondante e succulento loro offerto, limitandosi a ingurgitare strani liquidi da bottigliette che custodivano nelle tasche. Inoltre la loro fretta di andarsene era mal mascherata. Ma il Vetusto Qarzast non era stupido e non li mollava lì per lì. Ad ogni modo era stato emesso un annuncio ufficiale: gli Stranieri, al momento del loro ritorno alla casa del Fuoco Celeste, sarebbero stati scortati da un vasto seguito condotto da Qarzast in persona. Con Rinza al suo fianco, Throoz comminava ormai fuori da Oghiz, in una fitta e pomposa rappresentanza oghiza. Si dirigevano ai monti Zamor, dove il Fuoco era sceso. La processione di snodava lunga; era il tramonto e il sole arrossava parte del cielo diffondendo magici colori sulla neve e sui volti delle persone. Faceva freddo.Avanti a tutti, aprivano il corteo i Fortunati sugli apparati semoventi di Kunz tuttora in perfetta efficienza. Gli spruzzi colorati si scorgevano a distanza di centinaia di metri, nelle loro fumanti traiettorie. Ai lati, la neve si tingeva di arcobaleni e svaniva lasciando emergere il nero e grasso terreno della campagna.

Seguiva un gruppo composto dal Vetusto, i due Stranieri e uno stuolo di Sacri Serventi. Poi oghiza d'ogni categoria, fra i quali Throoz e Rinza.

Uno dei due terrestri staccò i fili dalle tempie e disse:

- Sembrano una specie civile. Strana gerarchia, la loro... organizzata in base ai colori. Credo abbiano occhi adatti a percepire differenze fra tinte che a noi sembrerebbero identiche. Un accenno di progresso tecnologico, sia pure rudimentale. Si direbbero pacifici. A parte i tuoi momenti di assoluto pfarg, penso che il diversivo ti stia giovando e che...

- Pfarg, pfarg! Che puoi saperne tu, mi chiedo! Comunque non condivido. Temo pericoli. Per loro la neve ha un che di sacro. Ora la sciolgono. Ho imparato a diffidare dei riti estranei, di tutti i riti, dopo tanti viaggi in ultraluce dovresti aver imparato a diffidare anche tu, bastardo.

Seguì un breve vivace battibecco concluso da un reciproco mutismo, con espressioni tirate. La marcia era quasi al termine, già si distingueva, al fondo dell'ampia valle, la lucida prora dell'astronave anch'essa bagnata dai raggi del sole morente. La campagna non presentava vegetazione degna di nota, era una landa bianca dalla quale spuntavano a tratti neri arbusti striminziti. Alle spalle avanzavano già le ombre e Oghiz, lontana, era una tremolante macchia violacea.

I due Stranieri risistemarono i fili alle tempie e uno d'essi esclamò:

- Eccoci giunti, Vetusto Qarzast: è questa la nostra casa. Siamo lieti che tu e i tuoi abbiate voluto accompagnarci. Noi vorremmo ricambiare l'ospitalità. La nostra casa è molto piccola e non potrà contenere che pochi oghiza per volta. Se la tua gente vorrà entrare potrà farlo a gruppi, e noi saremo onorati di farvi da guida. Scegli pertanto gli interessati: siamo pronti.