- Ho fame… - ripeté stancamente Michaela.- È inutile, scema - disse Cyril. - Non può capirti. Non abbiamo i traduttori.- Non ho cibo per voi, qui - disse nella loro lingua qualcuno.
Cyril spalancò gli occhi: l'oghiza che aveva parlato era riuscito ad applicarsi alle tempie la macchinetta!
Non seppe se interpretare la faccenda favorevolmente o meno. Tentò comunque. Disse:
- Qual è il tuo nome, oghiza?
- Throoz. Il Vetusto Qarzast ha scelto a caso tra la folla chi dovesse vegliare la vostra ultima notte di Fortunati, e il caso ha chiamato anche me.
- Ti avevo notato, oggi - disse Michaela. - Eri con una ragazza.
- Sì - disse freddamente l'altro.
- Throoz, non mi ribello alla mia sorte. Ma lasciami trascorrere onorevolmente la mia ultima notte di Fortuna. Dammi del cibo... è su, nella mia casa del Fuoco Celeste. Solo qualcuna delle mie bottigliette... - La donna si rimise a piangere.
Throoz tacque a lungo, indeciso. Infine parlò:
- Non dovrei, ma lo farò. Vi avviso che, con i miei amici, intensificherò la sorveglianza e terremo a portata di mano i nostri druz.
- Fai ciò che vuoi, Throoz. Ma ti prego, le mie bottigliette.
Stupito e in silenzio, Cyril seguì senza capire le indicazioni che Michaela forniva all'altro. Quello salì sopra e in pochi minuti portò a Michaela una manciata di flaconi colorati che lui non aveva mai visto prima.
- Grazie - esclamò Michaela, ma l'altro non si muoveva. Chiamò gli altri: erano molti di più di quelli che Cyril pensasse. Almeno una quindicina. Li attorniarono, borbottando tra loro. Colui che si chiamava Throoz diede delle spiegazioni agli altri; poi tutti si sedettero in circolo, estraendo le loro strane sciabole di ferro. Michaela bevve dalle bottigliette, buttando via gli involucri. Il fuoco ebbe uno scoppiettio e tracciò ombre fosche su quei volti stranieri e già scuri, poi le residue braci rischiararono persone e oggetti d'un rosso cupo, sempre più fievole. Il freddo crebbe. Cyril, stremato, si riaddormentò. Più tardi udì la voce di Michaela, quasi un sospiro:
- Cyril...
Si riscosse.
-... Cyril, avvicina a me il tuo viso. Tenditi al massimo. Cercherò di spruzzarti, non toglierlo, lascialo asciugare sulla faccia.
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