Certamente pregevole è la partecipazione di Laurence Fishburne (il Morpheus della trilogia di Matrix), di solito garanzia di qualità. L’attore è chiamato ad interpretare Noland, un veterano dell’esercito rapito molti anni prima che ha imparato a sopravvivere e a stare alla larga dai Predator, ben nascosto nelle caverne. “È un ruolo molto interessante, abbastanza diverso da Morpheus”, mette subito in chiaro Rodriguez. “Ombroso, matto, sopravvissuto da solo, è un personaggio sudicio”.Berger e Nicotero si sono occupati del design dell’equipaggiamento alieno, lavorando sugli schizzi originali di Stan Winston, risalenti al primo film.Tra le novità figurano: una nuova tribù dall’aspetto decisamente diverso dai Predator che abbiamo finora visto, e persino alcune creature aliene addomesticate (i “Predator Hound”, realizzati in 3D, già mostrati in anteprima), in grado di coadiuvare i predatori nella caccia. Si aggiungono, insomma, elementi d’ambientazione in grado di darci un ritratto più preciso e completo dei veri protagonisti della saga.È l’“effetto Avatar”, cui nessuno è immune ad Hollywood. Fa già notizia la dichiarazione di Adrien Brody, che si è detto pronto a partecipare ai sequel del film. Siamo in piena promozione, certo, ed è prematuro parlarne, ma è chiaro che il progetto di Rodriguez è di aprire un nuovo corso e incrementare il successo commerciale della saga, offrendogli una dignità cinematografica.Nonostante le tante innovazioni, restano due importanti elementi invariati, al di là del reboot: il setting tropicale (il film vanta 22 giorni di “girato” a Kolekole, nelle Hawaii) e il tema musicale scritto da Alan Silvestri per il primo film, pur rielaborato da John Debney (ufficialmente ingaggiato per la colonna sonora). Le musiche originali “non puoi usarle sempre”, spiega Rodriguez, che cita la colonna sonora di James Bond, “ma quando lo fai puoi esaltare davvero tanto gli spettatori”.
Predatoreboot
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