Danny Glover è Harrigan, uno sbirro capace, che non scende a compromessi con nessuno. Mentre i suoi colleghi associano una serie di macabri omicidi rituali ad una gang locale, è il solo ad intuire che la DEA depista le indagini. Inizia così una personale caccia agli indizi, simultanea a quella del Predator invisibile, che sembra cercare una preda degna, lasciandosi alle spalle una scia di sangue. Ritorna la struttura dei “Dieci piccoli indiani”, così come ritorna il puerile tentativo umano di far cadere in trappola il nemico alieno, troppo astuto ed esperto.
Harrigan, unico superstite della fallita trappola, stanerà il Predator ferito fin dentro la sua astronave (dove vedremo anche la carcassa di un Alien, elemento collante dei futuri crossover), per poi misurarsi con lui nella sempreverde e acclamata scazzottata finale.
E proprio con un’arma rituale del nemico (il tipico “chakram”, in chiave aliena), che Danny Glover, esausto, archivia anche il secondo capitolo (non prima di essere riconosciuto vincitore da altri due Predator, che gli conferiscono un’arma come trofeo di caccia).
Il film incassa 57 milioni di dollari, copre le spese e chiude in attivo. Ma non convince. Ed infatti dobbiamo attendere ben 14 anni prima di vedere nuovamente sugli schermi la “quintessenza della caccia” in azione. È l’occasione per regalare ai fan un crossover in pieno stile fumettistico, contrapponendo i predatori invisibili (o Yautja, come dicono i fans) agli alieni xenomorfi della saga Alien.
Il film Alien vs. Predator (2004) prende le mosse dal fumetto omonimo di Randy Stradley del 1989; la Dark Horse Comics (che beneficiava dei diritti) aveva già realizzato alcuni crossover stravaganti, primo fra tutti Batman versus Predator con le matite di Andy Kubert e alla sceneggiatura nientemeno che Dave Gibbons (co-autore di Watchmen, al fianco di “sua maestà” Alan Moore) che riscosse un successo tale da convincere a produrre un seguito (Batman vs. Predator II: Bloodmatch, nel 1995), e infine a diventare un trilogia con Batman vs. Predator III: Blood Ties del 1997 (nella quale fecero capolino persino Catwoman e Joker, e chi più ne ha, più ne metta).
La regia di AvP (come è spesso abbreviato) è affidata a Paul W. S. Anderson, noto per i suoi adattamenti filmici di videogiochi di successo (Mortal Kombat 1995, DOA: Dead or Alive 2007, e la saga di Resident Evil).
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