
Mentre ormai si confondono gli scenari (la classica “repubblica di Bananas” inizia ad assomigliare sempre più al Vietnam) e c’è spazio anche per un po’ di propaganda reaganiana (il commando “fredda” due “consiglieri sovietici”, che chiaramente non erano lì in vacanza), il Predator viene ferito al braccio e perde copiosamente sangue fosforescente. E visto che “se può essere ferito può essere ammazzato” (stando a Dutch, che si distingue per riflessioni simili) c’è speranza almeno per il protagonista.
Dutch cerca di soverchiare la catena alimentare, trasformandosi da preda in predatore (monterà una serie di trappole rudimentali, non molto efficaci a dirla tutta). Ma ad un tratto apprendiamo casualmente che la “criptonite” dell’alieno non è altro che del comunissimo fango: il protagonista dai muscoli ipertrofici, incatramatosi (il machismo è alle stelle), sparisce alla vista termica del predatore, e riesce a salvarsi dai suoi artigli e dal fucile laser che ha sulla spalla.
Non resta che sbarazzarsi di lui, si direbbe; ma il nemico non ci sta ad andarsene in silenzio e si fa saltare in aria, costringendo Schwarzenegger ad un classico del cinema d’azione: scatto fulmineo e salto scomposto con conseguente poderosa deflagrazione alle spalle. Titoli di coda.
Rilassiamoci un istante, con una curiosità: ben 3 attori di questo film sono stati candidati alla carica di Governatore negli Stati Uniti. Andò male solo ad uno dei tre, Sonny Landham, in Kentucky: non ebbe la nomina dal Partito Repubblicano e, quando nel 2008 sembrava ormai fatta (nelle file del Partito Libertarianista), ha visto sfumare la candidatura in seguito ad una sua pesante dichiarazione contro il mondo arabo (parlò di “genocidio”). Confermati invece Jesse Ventura (con un passato di Wrestler, alle spalle) in Minnesota con il Partito Riformista e, ovviamente, Arnold Schwarzenegger in California, per i Repubblicani.
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