Una curiosa caratteristica colpisce chiunque viaggi con la metropolitana di Mosca: la profondità a cui è stata scavata.
Le scale mobili scendono per un tempo che sembra infinito, sprofondando nel sottosuolo molto di più di Londra o Parigi, città con gallerie che raggiungono un terzo della profondità di quelle moscovite.
Non ci sono ragioni tecniche che giustifichino uno scavo così profondo, fu Stalin a decidere di costruire la metropolitana in maniera tale da poterla far diventare un rifugio antiaereo in caso di guerra.
Inaugurata nel 1935 e costantemente ampliata, sino a diventare la seconda linea al mondo per numero di passeggeri dopo Tokyo, la metro di Mosca è ora diventata scenario di un romanzo di fantascienza molto particolare, scritto da Dmitry Glukhovsky.
La genesi di Metro 2033 parte da molto lontano, l'autore era ancora bambino quando percorreva giorno dopo giorno le gallerie della metropolitana di Mosca: venuto a sapere che le gallerie percorse ogni giorno fossero più di un semplice sistema di trasporti, ma facessero parte di un complesso che comprendeva bunker, sale di comando, tratti segreti e scorte di armi e cibo, ebbe l'idea di ambientarvi un romanzo.
L'anno è il 2033, venti anni prima una spaventosa guerra nucleare ha reso la superficie inabitabile, Mosca è ormai una città fantasma, ma una sparuta presenza umana popola le gallerie che corrono sotto la capitale; sopravvivendo a stento, tra pericoli crescenti e risorse sempre più scarse, i superstiti mantengono tenacemente acccesa la fiammella della vita umana.
Artyom è un ventenne che vive alla stazione VDNKh, dopo essere stato salvato dal padre adottivo Sukhoi, che lo ha sottratto al massacro della stazione Timiryazevskaya, invasa dai ratti.
Ora una terribile minaccia pesa anche sulla VDNKh, attaccata da creature terrificanti, umanoidi dalla pelle nera, gli occhi enormi e la bocca senza labbra chiamati Tetri.
Questi esseri, un prodotto delle mutazioni causate dalle radiazioni, si riversano in massa, gemendo e gettando nel terrore i difensori con oscure capacità psichiche; per quanto siano riusciti a rintuzzare ogni attacco gli abitanti della stazione continuano ad arrettrare le posizioni difensive, il crollo è solo questione di tempo.
L'arrivo di un vecchio amico del padre cambia la vita di Artyom: l'uomo, chiamato Hunter, il cacciatore, deve compiere un misteriosa missione, ma prima di partire affida un compito al giovane.
In caso di un suo mancato ritorno Artyom dovrà recarsi alla Polis, l'unione di quattro stazioni centrali, contattare un uomo chiamato Melnik e spiegargli il pericolo costituito dai Tetri e dai loro poteri mentali.
Hunter affida al giovane un oggetto da mostrare come prova del suo incarico, poi parte per non tornare più, e Artyom si ritrova a dover affrontare il viaggio più lungo e pericoloso della sua vita.
Metro 2033 ha avuto una storia lunga e molto particolare, dopo che la prima versione era stata rifiutata da diversi lungimiranti editori l'autore ha pensato di pubblicare a puntate la storia su un proprio sito, correggendola e modificandola seguendo le indicazioni dei lettori.
Il successo non è mancato, e anche l'approdo alla carta stampata ha avuto un'ottima accoglienza, il libro è diventato immediatamente un bestseller, con oltre un milione di copie vendute.
Le qualità a questo romanzo non mancano di certo, l'idea di base non è forse innovativa, anche Norman Spinrad immaginava una metropolitana, quella di New York, come ultimo rifugio dopo una catastrofe nel racconto Il continente perduto (The lost continent, 1988) ma Glukhovsky incentra la storia sulla vita nelle gallerie, e la sviluppa in modo straordinario.
L'autore è riuscito a rendere perfettamente la sensazione claustrofobica e di pericolo costante di un ambiente perlopiù buio e ristretto, che sopravvive grazie a risorse in lento calo, pieno di minacce visibili o nascoste, dove la "moneta" utilizzata sono le pallottole dei fucili automatici.
Il viaggio del protagonista verso il centro della rete metropolitana, leggendaria isola di pace e prosperità, e la successiva missione per neutralizzare il pericolo che minaccia la VDNKh e l'intera rete, sono pieni di pericoli e avvenimenti straordinari, Glukhovsky riesce a mantenere quasi sempre alta la tensione sino a un finale tutt'altro che scontato.
Questo romanzo mi ha richiamato alla mente Il quinto giorno, di Franz Schätzing, con il quale condivide l'originalità nel trattare un tema non certo originale e la presa che la storia ha sul lettore, ma purtroppo anche certe parti superflue.
Forse sotto l'influsso dei suggerimenti arrivati dalla Grande Rete molta carne è stata messa sul fuoco, con il risultato di avere pagine che si potrebbero eliminare senza rimpianti, e che sono gli unici momenti in cui la vicenda si trascina stancamente.
La ventina di pagine dove si narra l'incontro con i testimoni di Geova postatomici sono un buon esempio di queste pause, ma considerato che si tratta di un'opera prima sicuramente l'autore supererà questo difetto, forse già dal sequel, Metro 2034, atteso per febbraio del prossimo anno.
Leggere Metro 2033 mi ha richiamato alla mente il periodo in cui la metropolitana di Mosca era un'abitudine quotidiana, i nomi delle stazioni mi erano famigliari, e mi sono sentito in ansia per la sorte della VDNKh, la stazione dell'esposizione dei successi del socialismo.
In ogni caso questo è un gran bel romanzo, che ha meritato il successo mondiale che ha avuto, e che non dovrebbe mancare agli appassionati dei romanzi postatomici.
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