Parte terza (dampfertagen)
La guerra non scoppia mai in modo del tutto improvviso, la sua propagazione non è l'opera di un istante. (Carl Phillip Gottlieb von Clausewitz)
– Prepararsi al lancio! Schnell! Schnell!
L’ordine impartito dall’ufficiale Teutonico, tradotto simultaneamente dall’interprete di bordo, percorse velocemente la gondola di prora della Hoka Hey! (“oggi è un buon giorno per morire” nella lingua Oglala Lakota), una delle ottantasei aeronavi della Nazione Nativa che, al termine di una snervante trasvolata compiuta al fianco degli Zeppelin Teutonici, si trovavano ora a poche miglia nautiche dalla regione costiera della Cornogallia, unico accesso via mare all’Interregno Britannico.
A bordo del dirigibile il rumore assordante delle esplosioni della contraerea rendeva difficoltoso il solo percepire correttamente ogni singolo ordine. I fanti Nativi – appartenenti alle tribù Oglala, Sioux e Com’anche – eccellenti soldati di terra ancor prima che abili aviatori, indossarono elmi a chiodo e occhialoni antivento prima di assicurare le imbracature di cuoio ai telai trapezoidali delle gondole volanti. L’ufficiale Teutonico gettò una rapida occhiata al suo cronometro da tasca prima di impugnare una lunga leva di bronzo, terminale ultimo del congegno di rilascio rapido.
– Una volta a terra, avanzate veloci verso le postazioni d’artiglieria! – ruggì l’ufficiale, e con lui l’interprete. – Sparate a tutto quello che si muove e cercate di utilizzare al meglio le pinze tagliafili che vi abbiamo fornito: i genieri Britanni hanno fortificato col filo spinato l’intera spiaggia! – Il suo volto spigoloso di puro Teutonico si contrasse in una smorfia severa. – Non indietreggiate per nessun motivo e ricordate che il Kaiser vi ama! – Infine, con un gesto rapido, attivò il meccanismo di sgancio che permise alle settantasei gondole a vela di separarsi dal corpo centrale dell’aeronave, lanciandosi in una vertiginosa caduta fra livide nubi rischiarate dai bagliori della contraerea.
Completata l’operazione di lancio, la Hoka Hey!, il cui involucro esterno di cotone e cellulosa impregnata con polvere d’alluminio era stato dipinto con feroci simboli tribali, compì una lenta virata a tribordo allontanandosi in direzione Nord-Ovest.
Con l’approssimarsi del suolo, i Nativi volanti furono accolti da un fuoco di sbarramento impressionante. A poco servirono le mitragliatrici MG17 calibro 7,92 montate su quei rozzi trabiccoli sorretti da vele emisferiche, per impedire che molti di loro finissero bersagli dei mortai a propulsione di vapore Vauxhall Luton da 303 pollici che da terra, ruggendo come antichi dinosauri furenti, scagliavano verso il cielo plumbeo sventagliate di proiettili incandescenti. Allo stesso tempo obici da 9,2 pollici, protetti da fortilizi di cemento e acciaio disseminati su tutta la costa, martellavano la flotta di navi Teutoniche e Native nel disperato tentativo di rallentarne l’avanzata. Ma dalle corazzate della Wasserdampfmarine, i cannoni Krupp da 420 mm rispondevano egregiamente al fuoco nemico radendo al suolo buona parte delle postazioni dell’artiglieria nemica.
Al termine di quella prima ondata di attacchi, dalle cannoniere Native furono calate in mare strane imbarcazioni a forma di siluro chiamate Hoozdo, che a gran velocità raggiunsero la spiaggia. Arenatesi sui bassi fondali, i meccanismi ad ingranaggi e cinghie di caucciù le fecero dischiudere come fiori in primavera, permettendo ai fanti Nativi ospitati nel loro ventre di metallo di scemare verso le posizioni nemiche. Nel corso dello sbarco molte Hoozdo furono crivellate da colpi di grosso calibro, incendiandosi all’istante. Molti soldati Nativi (in quel caso Navajo e Piedi Neri) che si trovavano a bordo morirono carbonizzati o annegati nelle acque gelide del Grande Mare Oceano.
L’aria gelida del mattino era intrisa di un terribile puzzo di carne bruciata mentre dal cielo le gondole a vela (i Nativi le chiamavano Aquile Tonanti) precipitavano a folle velocità, centrate dal fuoco di terra, schiantandosi in acqua, sulla spiaggia e sui ripidi versanti delle bianche scogliere di Dover. I fortilizi e le casematte poste a difesa della costa esplosero in nuvole di fuoco e polvere indebolendo de facto il potenziale della contraerea. Approfittando della situazione a favore, gran parte delle Aquile Tonanti riuscirono ad atterrare.
I mitraglieri Cornogallici fecero del loro meglio per arginare le ondate di soldati Nativi e Teutonici che, nonostante tutto, guadagnavano progressivamente la terraferma. Le difese dei Britanni, tuttavia, sembravano reggere. Gli ufficiali Teutonici erano rimasti sbalorditi dalla loro resistenza. Ma all’alba del terzo giorno, gli eserciti del Kaiser e di Alce Nero conquistarono l’intera spiaggia e nelle ore successive – sotto il comando esperto dei Generali tribali Tatanka Yotanka (Bufalo Seduto) e Goyathlay (Geronimo) e dei migliori ufficiali Teutonici – presero il controllo di tutta la costa costringendo le truppe del Plantageneto a ripiegare verso le foreste dell’interno.
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