– Cattive notizie su tutto il fronte... – sospirò Mister Kurt Munro. – Oggi l’Obergruppenführer e Governatore della città Karl Philipp Fürst zu Schwarzenberg ha ordinato che anche gli intellettuali Amerindi siano deportati nei Gulag d’oltremare. – Le parole del Direttore raggelarono gli astanti. – Per quanto mi riguarda ho deciso di consegnarmi spontaneamente – aggiunse Mister Munro. – Credo sia l’unica soluzione per farvi avere un permesso di espatrio per le isole di Santa Aña dove sarete al sicuro...
Erano a migliaia gli Amerindi che, ormai stremati da dieci lunghi mesi di guerra, erano assiepati sulle banchine del porto di Bostonia, in passato centro nevralgico della marina Federale, nell’attesa che accadesse qualcosa. Poi, l’aria gelida dell’Atlantico che spirava da Nord si riempì del fragore assordante delle salve di cannone. A bordo della corazzata Flugzeugträger B, alla presenza del Feldmaresciallo e Governatore dei Possedimenti d’Oltreoceano Otto von Bismarck e di Alce Nero come rappresentante unico della Nazione Nativa, i presidenti Wilson e Google si apprestavano a firmare la resa incondizionata della nazione Amerindia.
Seduto sul muricciolo prospiciente il mare, Robert Howard sapeva bene che ormai nessuna corrispondenza sarebbe giunta a Mister Munro. E poi, pensò il giornalista, chissà se esisteva ancora una Nouvelle Amsterdam Gazette. Immerso in quei cupi pensieri, Howard si allontanò dal porto mentre nelle strade di Bostonia battaglioni di Automata e di guerrieri Nativi, pronti a imbarcarsi sulle oltre cento navi che riempivano la Massachusetts Bay nell’attesa di salpare, marciavano in parata intonando l’über alles in der Welt, l’inno dei neonati Possedimenti d’Oltreoceano.
Raggiunto dalle cupe note che ponevano l’accento sulla sconfitta di un intero continente, Howard gettò un ultimo sguardo verso la baia e pianse...
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