Dai (nostri) rubinetti esce acqua a volontà, non cara (per ora), pulita e potabile. La usiamo per bere, per lavarci e lavare, ma anche (la stessa) quando premiamo il pulsante del catis. Nei supermercati, mura di plastica variamente etichettata, promossa e prezzata, offrono bottiglie di acqua che ha viaggiato per chilometri e atteso per mesi. Ci è stato insegnato che la superficie terrestre è coperta per due terzi d’acqua (magari senza specificare che è perlopiù salata!). E quando si guarda immagini di desertificazioni, di popoli assetati e affamati per le conseguenti carestie, di fiumi o falde acquifere contaminate, si tende, per quanto sensibili o attenti si possa essere, valutarle come eventi lontani.

Ma quanti si rendono davvero conto che anche l’acqua potabile è una risorsa a rischio? Debole, di fronte ai cambiamenti climatici, alla sovrappopolazione, alla fragilità di società che anche dell’acqua fanno abuso più che uso.

Certo, c’è chi si prodiga per porre l’attenzione anche su questo fronte che non è solo ecologico. Per esempio, il 22 marzo scorso c’è stata la Giornata Mondiale dell’Acqua. L’editore Marsilio ha scelto proprio questa occasione per far uscire un romanzo incentrato proprio sul tema dell’acqua: E poi la sete, di Alessandra Montrucchio.

Questa la quarta di copertina: “In un prossimo futuro dove le risorse idriche sono state privatizzate e l’acqua - ormai più preziosa del petrolio - è causa di guerre e ingiustizie sociali, si incrociano i destini di Sarah, medico e figlia del presidente dello Stato che sta per essere rovesciato da una congiura interna, e Gael, un quindicenne tossicodipendente, figlio del giornalista che potrebbe smascherare le bugie del regime. I due vengono catapultati in una corsa contro il tempo per salvarsi da chi combatte per il controllo della città e per raggiungere una fonte d’acqua potabile prima di morire di sete.

È severamente vietato:

1. immergersi in acqua;

2. riempire d’acqua orci, secchi, bottiglie e qualsiasi tipo di recipiente;

3. immagazzinare acqua, in qualsiasi modo;

4. bere.

5. vivere, aveva inciso qualcuno in fondo alla lastra d’acciaio.”

E poi la sete è un romanzo che appassione sia per l’argomento trattato, sia per la storia narrata. A noi è piaciuto molto. E, avendolo riconosciuto come un ottimo esempio di narrativa d’anticipazione made in Italy (e senz’altro interessante anche per un pubblico internazionale, qualora il lavoro riuscisse a varcate i confini del nostro mercato editoriale) siamo lieti di proporlo all’attenzione degli appassionati di science fiction anche attraverso una breve intervista con l’autrice, alla quale abbiamo chiesto…

E poi la sete affronta varie tematiche umane e sociali, ma il soggetto centrale è l’acqua, o meglio il concretizzarsi di una diffusa carenza di risorse idriche e le conseguenti micro e macro conflittualità che il futuro potrebbe (l’uso del condizionale è quasi ottimistico …) riservarci, con tutti i relativi impatti sulle dinamiche sociali, politiche ed economiche. E’ un aspetto di cui si sta parlando ancora troppo poco, mentre si tratta di una minaccia reale più che realistica …

Alessandra Montrucchio
Alessandra Montrucchio

Certo. Anche se per noi occidentali, cui basta aprire un rubinetto per avere l'acqua letteralmente a portata di mano, è difficile pensare in termini di carenze idriche, in molte zone del mondo la disponibilità, distribuzione e gestione dell'acqua è un problema assolutamente contemporaneo. Dalle donne africane che devono percorrere ogni giorno molti chilometri per raggiungere il pozzo ai bambini che muoiono di dissenteria per aver bevuto acqua non potabile, dagli Stati che si scontrano per la costruzione di dighe sui fiumi che li attraversano (per esempio il Tigri e l'Eufrate) all'inquinamento e prosciugamento delle falde idriche - problema, quest'ultimo, che riguarda anche noi, essendo spesso legato all'allevamento intensivo, al disboscamento e alla cementificazione delle coste...

Come si presenta dunque lo scenario futuro in cui è ambientato il romanzo?


Ho immaginato una terribile catastrofe ecologica che, nel 2088, cambia radicalmente e per sempre i connotati della terra (su ogni piano: geofisico, antropologico, politico, ecc). secoli dopo, l'umanità ha recuperato la stabilità e un certo progresso, ma il mondo è diverso dal nostro: in gran parte sommerso dai mari e desertificato, con pochissime risorse alimentari e idriche. La popolazione, ormai così mescolata da aver fatto scomparire le etnie, soffre in gran parte dei disturbi causati da malnutrizione e disidratazione. Le tensioni sociali sono alle stelle, molti Stati sono militarizzati. Il solco fra ricchi e poveri, come di solito accade proprio dove impera la miseria, è più profondo che mai e si fonda sull'accesso a quelle pochissime risorse. I ricchi, chiusi nei loro quartieri-enclave, godono di tutto, e specialmente dell'acqua; ai poveri manca qualunque cosa, a partire dall'acqua - che è come dire che manca loro la speranza di vivere.

L’impegno che anima E poi la sete è indubbiamente ciò che per primo colpisce e interessa. Va però sottolineato come tu abbia scritto un romanzo che, pur veicolando una solida “coscienza critica” (quoto una tua definizione, ripresa da un’intervista di qualche anno fa), resta comunque un testo strutturato e sviluppato con una trama a misura di lettore, capace di coinvolgere, di portare il lettore dentro questo futuro, accanto ai tuoi protagonisti. So che il romanzo è nato da una discussione casuale sul tema dell’acqua appunto. Come ti è poi cresciuto fra le mani?


La miccia è stata la frase di un'amica: "In un futuro molto vicino a noi la materia del contendere non sarà più il petrolio ma l'acqua". Di lì, ho cominciato a leggere tutto quello che trovavo sull'acqua, il surriscaldamento globale eccetera. Testi politici, antropologici, scientifici che dipingevano i possibili scenari del nostro futuro prossimo. E gli scenari sono anche quelli che dipinge uno scrittore con la sua fantasia: man mano che leggevo, ho cominciato a elaborare il mondo che ho poi descritto nel libro. Che è, appunto, innanzitutto, un romanzo, e in quanto tale racconta una storia, personaggi, sentimenti, oltre che problemi, con un ritmo (si spera) avvincente e (si continua a sperare) con suspense. Ciò non toglie che il mondo in cui ho ambientato la storia si fondi anche su dati scientifici, e quindi sia possibile, sebbene non molto probabile.