Un po’ eccessivo, direte voi, per proteggere un semplice reperto storico. Ma non così tanto se riusciste a dare un’occhiata al contenuto dell’anfora. Non c’è vino lì dentro. Ma una sostanza alchemica dalle proprietà conservanti in cui galleggia qualcosa che farebbe la gioia di certi sedicenti ricercatori dell’Insolito, come la strana coppia di francesi che ha scritto qualche anno fa Il Mattino dei Maghi.Nessuno può accedere a questa struttura senza essere preventivamente autorizzato dal cardinal Kazentzev, pena un annientamento rapido, ma tutt’altro che indolore. Niente può riuscirci. Né un commando di mandroidi “Potemkin”. Né un Abitatore del Buio dal pianeta Yuggoth. Né un blindato perforante di quelli usati dalla Dark Jihad.

Almeno fino a oggi: 23 Gennaio 1963, ore 1,30 di notte…

 

…Three

La donna - perché di una donna indubbiamente si tratta! - si è “materializzata” nei sotterranei del Castello come uno spettro very cool. Si muove con leggerezza felina in un corridoio antichissimo, ma illuminato da “comunissimi” neon, inguainata in una tuta sintetica grigia, aderente e tuttavia confortevole. I capelli, di un seduttivo castano chiaro, sono raccolti in una elegante e pratica crocchia. Un ampio scialle di seta blu notte le ricade sul capo e le si muove intorno come un manto dotato di vita propria, i lembi arrotolati fra le braccia come due serpenti. Il suo volto, che immaginiamo delizioso e attraente, indossa una maschera orientale, tipica di quelle forme di teatro tradizionale che i giapponesi chiamano No e Kabuki. I movimenti e la levità del suo passo sono degni del più abile maestro nella segreta arte del ninjitsu.

È bello guardarla avanzare, con l’incedere maestoso di una dea della caccia, nel cuore di un sistema di sicurezza che vale miliardi, fra cellule fotoelettriche e telecamere di avanzata fattura, senza che un minimo allarme scatti e senza che il suo calore e le sua figura vengano percepite. Nella centrale operativa, in una stanza posta ai livelli superiori della fortezza, due sacerdoti preposti alla sorveglianza video non hanno niente di meglio da fare che giocare a carte e alternarsi nella recita delle quotidiane orazioni: non c’è nulla sui loro visori.

Fra le mani il “fantasma” stringe un manoscritto arrotolato, un composto di foglie di palma punteggiato di curiose iscrizioni aliene. Lo ha prelevato dall’anfora di cui sopra, dopo aver stordito con una fiala di gas le sei guardie che la sorvegliavano. Ora, per uscire, deve solo attivare il congegno incastonato nell’anello affidatole dai suoi committenti, lo stesso che le ha consentito di amplificare i suoi già considerevoli poteri e aggirare i sistemi di sicurezza. Con attenzione, però: l’energia restante è sufficiente per una sola altra operazione di “teletrasporto”. Se la spreca, sarà in trappola.

Una lama fende l’aria, e per un pelo non le trancia una fetta di maschera e volto. Sorella Jean si para innanzi a lei impugnando con la destra la sua “Joyeuse”, la spada che un tempo fu di Carlo Magno in persona.

- Ladra blasfema…Non un passo di più! - ringhia la suora guerriera.

- Ecco perché non sopportavo il collegio dove studiavo in Svizzera! - sorride la ladra dietro la maschera - …C’era sempre una come te nascosta dietro una siepe e pronta a saltarmi addosso se solo mi azzardavo a tirare una cicca!! -. Con indifferenza getta il manoscritto in terra, certa di recuperarlo dopo. E dalla schiena estrae un lungo nunchaku, come un prestigiatore il suo coniglio dal cilindro. È un bastone lungo diviso in tre sezioni unite da una corda, una variante di quello che i contadini del Giappone Medioevale utilizzavano per battere il riso o per difendersi dai soprusi dei Signori della Guerra, aggirando il divieto imperiale di portare armi.

Sorella Jean cala un pericoloso fendente che viene bloccato dalla sezione centrale dell’arma impugnata con entrambe le mani dalla donna-fantasma. L’impatto scalfisce il nunchaku della ladra che però si muove in perfetta coordinazione e riesce a strapparle via la lama dalla mano. Ma la suora, con altrettanta rapidità, ruota su sé stessa e centra la sua avversaria con un calcio in pieno petto. Con la medesima agilità solleva la spada col piede, avvolto in un pesante sandalo di cuoio, e la recupera al volo.