Giampietro StoccoA mio avviso la fantascienza italiana vive un momento non esaltante, ma nemmeno del tutto negativo. L'azione di realtà culturali come Delos, o Elara, o lo stesso premio Urania, ma anche di piccole case editrici come Bietti o riviste come IF o webzines come Short Stories dimostra che esiste un fermento. Fermento che si traduce nell'affermazione sempre più vistosa di nuovi scrittori come Clelia Farris, Giovanni De Matteo, Francesco Verso o per certi versi Alberto Cola e Dario Tonani, ma anche di vecchie conoscenze come Claudio Asciuti, presto di nuovo in stampa per i tipi di Urania, o lo stesso Vittorio Catani, che con Il Quinto Principio ha saputo servire un romanzo di grande spessore, una vera e propria "summa" nel suo genere. Un cenno a parte merita l'altro fenomeno degli ultimi anni, e cioè il Connettivismo. De Matteo e Verso ne rappresentano le punte più avanzate coi loro successivi Premi Urania; autori che sono anche la dimostrazione di come sia possibile creare una corrente vitale in ambito fantascientifico. Sarà pur vero che il Connettivismo tende a caratterizzarsi di più per una certa dose di aggressività promozionale e/o di proselitismo, ma se si guarda alla morta gora della sf italiana di qualche anno fa, ben venga la vivacità un po' dannunziana dei nuovi protagonisti. Quando poi esiste, come in questo caso, una spinta verso la sperimentazione linguistica, ancora meglio. Diversamente va detto dell'altra corrente tradizionale della sf italiana, l'ucronia. Se Mario Farneti ha virato sempre più chiaramente verso il fantasy, Pierfrancesco Prosperi è tornato a far parlare di sé con un romanzo che ha fatto discutere, ma che poco convince come possibile scenario del futuro, un'Italia completamente islamizzata. Cosa fare per promuovere questi generi? Fondamentalmente, quello che si è sempre fatto, e cioè sostenere concorsi trasparenti e stimolare così le case editrici. L'attenzione di alcuni piccoli editori verso la sf italiana è encomiabile e va sostenuta, così come va sostenuta l'idea lanciata da Gianfranco Viviani di stimolare la produzione di romanzi brevi, quelle "novelle" che hanno permesso ad autori esteri importanti di affermarsi sul panorama editoriale internazionale. Ancora, lo sviluppo di riviste come IF e Short Stories dimostra l'attenzione dei lettori verso appuntamenti regolari con contenuti brevi ed efficaci. In conclusione, una nota triste: la scomparsa di Ernesto Vegetti toglie al mondo fantascientifico e fantastico italiano non solo un efficace polemista, ma anche uno straordinario catalogatore e stimolatore del dibattito culturale. Raccogliere dati e diffonderli è un lavoro seminale in qualsiasi contesto culturale e una responsabilità cruciale nell'evoluzione di correnti e scuole di pensiero.
La fantascienza degli scrittori italiani sta attraversando una fase tumultuosa che forse non conosce precedenti nella sua storia. Negli ultimi anni almeno due diverse generazioni di autori sono venute alla ribalta. Più che anagraficamente, parlo del loro background e delle loro esperienze pregresse: se da un lato Dario Tonani, Lanfranco Fabriani, Paolo Aresi, Donato Altomare, Alessandro Fambrini hanno alle spalle una carriera che si sviluppa a partire dagli anni ’80, l’ultimo decennio ha visto venire fuori anche le nuove penne di Alberto Cola, Lukha Kremo Baroncinij, Clelia Farris, Francesco Verso, Giampietro Stocco, Italo Bonera e Paolo Frusca, Claudio Chillemi, oltre che di alcuni ottimi autori la cui attività è rimasta – forse solo per il momento – confinata all’ambito del racconto o della novella, dimensioni dignitosissima ma purtroppo spesso penalizzata da una minore visibilità rispetto al romanzo (nella fattispecie, mi riferisco ad Antonino Fazio, Gabriele Guerra, Fabio Nardini, Giovanni Burgio, Simone Conti). Starò dimenticando molti nomi, ma questa istantanea molto parziale penso che renda bene l’idea della complessità di questa fase storica, alla quale ha senz’altro giovato Internet con i suoi canali di promozione e informazione.
In questi stessi anni, abbiamo assistito all’emersione di un collettivo di autori che proprio nella loro rete di blog e di siti hanno trovato lo spazio ideale per allestire un laboratorio di scrittura che ha portato alla realizzazione di iniziative culturali a 360°: i connettivisti hanno già compilato tre antologie (a cura rispettivamente di Marco Zolin e mia, di Lukha Kremo Baroncinij e di Sandro Battisti), sono giunti al 15° numero della loro rivista Next producendone anche un’edizione internazionale in lingua inglese (Next International, con la collaborazione di Salvatore Proietti e di ospiti illustri, da Alan D. Altieri, Giuseppe Lippi e Riccardo Valla a Richard K. Morgan), hanno organizzato quattro manifestazioni nel milanese (coordinate da Alex Tonelli) e si apprestano a sbarcare nelle librerie con la prima silloge di poesie connettiviste, curata dallo stesso Tonelli.
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