Vittorio CataniCredo che questo che viviamo sia uno dei pochi “buoni momenti” per la sf italiana verificatisi nel mezzo secolo (anzi più) di vita, in Italia, del genere “fantascienza”. Se numericamente le cifre non sono comunque alte, va detto che il fenomeno riguardante la crisi della science fiction ;scritta – da tempo perdurante – appare estesa all’intera fantascienza nel mondo occidentale. Comunque, di sicuro la percentuale relativa di narrativa nostrana rispetto a quella estera da noi pubblicata è notevolmente salita negli ultimi anni. E certamente è cresciuta anche la qualità media, anche se penso che la fantascienza scritta oggi sia molto influenzata dal cinema e dalle serie tv, il che a mio parere non depone del tutto a favore. Infatti nella presentazione delle idee, e nelle idee stesse, il cinema – almeno in passato – è sempre stato ritardatario di almeno un decennio rispetto alla fantascienza letteraria.La possibilità di pubblicare libri quasi in proprio, con le nuove tecnologie mediatiche, dà inoltre la possibilità praticamente a tutti di editare e mettere in vetrina virtuale ciò che più aggrada. Io stesso, poco tempo fa, ne ho – per pura prova – approfittato.Recentissimamente sono apparsi i volumi Ambigue utopie (antologia di 19 autori italiani curata da Gran Filippo Pizzo e Walter Catalano, Bietti ed.); un’altra antologia dei connettivisti, Avanguardie - Futuro oscuro (18 titoli; Avatar ed.). Sono usciti due “Urania” dedicati a Dario Tonani; il Premio Urania di Francesco Verso; il mio “Urania” Speciale. E poi il Millemondi con 4 romanzi brevi italiani. Direi che la gestione Altieri-Lippi si fa sentire. “Robot” pubblica sempre nostri scrittori. E c’è la notevole collana Odissea, che finalmente propone materiale, anche italiano, su una misura che ho sempre considerato ottimale per la fantascienza: il romanzo breve. La Elara editrice intanto prosegue con la meritevole collana Scrittori europei di fantascienza, ricca di nomi nostrani, anche dei primordi (preziose riedizioni di autori degli anni Cinquanta).Tutto questo – passo alla seconda domanda – non significa però che esista, oggi, una fantascienza italiana presso il grande pubblico e presso editori non specializzati. Anzi direi che in questi ambiti non esiste la fantascienza tout court. Si pubblica fuori collana solo il romanzo che rifugge l’appestata dicitura “fantascienza” e solo se è una semi-fantascienza, da sottofondo insomma, non “invadente” con nomi strani e altre astruserie, o zeppa di tecnologie. Una fantascienza soft, che peraltro – contrariamente a quanto potrebbe credersi – non è affatto facile da scrivere, per non cadere nel risaputo o nell’annacquato, se non nell’ammuffito. Perché la fantascienza è divenuta anche un genere altamente specializzato, sul quale l’ignaro scrittore – sia pure “laureato” – del maistream può rompersi le ossa, come spesso accade.Ad ogni modo, una promozione va sempre tentata, ma penso che avrà ancora tempi lunghi, e – sempre a mio modesto parere – preferirà il tipo di fantascienza soft cui ho accennato. Ho controprove personali, vissute: se è un romanzo di fantascienza soft, viene subito accolto, magari anche “ben” accolto. Se è fantascienza pura, nel 99% dei casi gli editori lo indirizzano – o lo condannano - alla collana specializzata.
La parola agli scrittori italiani
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