C'è qualcosa di irritante in questo ibrido del regista di Due giorni senza respiro. Un po' perché è evidente che ci troviamo di fronte a qualcosa dalle ottime possibilità e un po' perché più la trama si sviluppa, più ci accorgiamo che queste stesse opzioni vengono sprecate una dopo l'altra in un film in cui le uniche cose che si salvano fino alla fine sono la regia e la colonna sonora. Storia di quel quarto d'ora di celebrità televisiva per cui tutti sono disposti ad uccidere, il film soffre di un'eccessiva pretesa di fede da parte dei suoi realizzatori. De Niro fa De Niro prendendosi gioco di se stesso e degli altri, mentre intorno una girandola di personaggi non sanno se calibrare la loro recitazione sul thriller di bocca buona o ­ piuttosto ­ sulla satira di un sistema dei media arrivato quasi al collasso. 15 minuti non è un film pessimo, soltanto che la trama incentrata su due criminali dell'Europa dell'est che assimilano talmente bene il sistema di collusioni tra polizia e giornalisti al punto da rovesciare le regole del gioco, segue un andamento talmente sforzato da diventare assolutamente incredibile.

In più un Avery Brooks (Sisko di Deep Space Nine) che si comporta in maniera caricata e eccessivamente nevrotica, rende ancora più difficile mettere a fuoco una situazione complessa in cui non si sa se c'è più confusione o talento nel trasformare in maniera sorprendente una trama abbastanza originale. Ma la sorpresa al cinema è davvero sempre un bene? Oppure uno sviluppo equilibrato è sempre necessario? Attraverso questa risposta passa il gradimento per questo film. Originale e un po' strambo.