Duecentoquaranta pagine. Troppe, secondo Roland Emmerich. A tanto ammonta la sceneggiatura che Robert Rodat ha terminato in questi giorni, probabilmente facendo una fatica immane nel tentativo di condensare l'universo creato da Isaac Asimov nel ciclo della Fondazione (sette romanzi, anche se è probabile che il film si riferisca solo al primo, visto che è già prevista una trilogia). Empire Magazine ha raccolto le reazioni a caldo del regista tedesco: “Duecentoquarante pagine!” ha sbottato. “Sapete che c'è, ragazzi? Riducetele a meno di duecento. Almeno.”
Così Rodat se ne torna a casa con un compito durissimo, mentre Emmerich pare abbia allontanato nel tempo il progetto per dedicarsi nell'immediato ad Anonymous, thriller in cui si avanza l'idea che i drammi shakespeariani sarebbero stati scritti in realtà dal Conte di Oxford dell'epoca. Ma i fan possono dormire sonni tranquilli: “Sono comunque entusiasta del materiale. Abbiamo lavorato sulla storia per settimane, cercando un modo per mettere insieme i filoni narrativi, che nel libro sono slegati, e inserirli in una scatola cinematografica chiamata Fondazione”.
Emmerich pare abbia sentito il coro levatosi all'unisono di fronte alla notizia del suo delicato incarico, per cui ci tiene a ribadire che si sta lavorando per evitare gli errori del passato (non suo): “I, Robot – come libro – era qualcosa di molto più profondo rispetto al film. È per questo che i fan sono rimasti delusi. Invece io voglio restituire tutta la complessità della trilogia originale della Fondazione, costruendo un film efficace”.
Detta così, sembrerebbe quasi rassicurante. Ma il finale non lascia scampo: “Comunque Robert è perfetto per il compito. Lui sa che bisogna trovare il buono e il cattivo per tenere in piedi il film, che farà fra l'altro pesante uso di computer grafica e del 3D”. L'obiettivo è ricreare quel senso di vastità che Asimov era riuscito a infondere nel testo ispirandosi a Declino e caduta dell'impero romano di Edward Gibbon: “Voglio costruire tutto il mondo, voglio che sia un film pienamente in computer grafica.” Le dichiarazioni di Emmerich sembrano delineare ancora una volta una trama con un buono molto buono e un cattivo davvero cattivo, dove azione e spettacolarità la fanno da padrone. Sarà così? Non resta che aspettare.
Ma se nel frattempo si volessero riprendere in mano i romanzi, sarebbe difficile non ricordare quanto invece puntino in tutt'altra direzione. Sono fondati sull'immobilità delle grandi idee, se così si può dire. L'intreccio è discontinuo e interamente costruito su dialoghi, le descrizioni sono poche, dominano le discussioni che pongono in primo piano grandi questioni quali il ruolo dell'individuo in rapporto alla Storia, anche se oggi la sensibilità dominante è forse quella che porterebbe a descrivere il corso degli eventi più come un sistema dominato da forze caotiche e irrazionali che dalla ragione. Ma ciò non toglie nulla alla grandezza di Fondazione, che sicuramente – questo lo si può dire senza tema di smentita – non è riducibile a un scontro da Saloon fra buoni e cattivi.
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