Dopo avere fatto decollare la saga di Harry Potter, Chris Columbus ci riprova con Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo tratto dalla serie di romanzi di Rick Riordan. E il risultato è decisamente lusinghiero, perché il regista riesce immediatamente a trovare un giusto tono per la storia che racconta come gli Dei dell’Olimpo si siano rifugiati negli Stati Uniti e lì abbiano continuato a comportarsi come sempre hanno fatto dall’inizio dei tempi, litigando, facendo figli con i mortali, sfruttando i poteri di mostri orribili che si nascondono in mezzo agli esseri umani.
Leggero e divertente, il film racconta la nascita di un "nuovo eroe": un adolescente apparentemente dislessico che adora stare nell’acqua e che, in compenso, odia un patrigno volgare che tratta malissimo sua madre. Un giorno, però, durante una visita al Museo, oltre a scoprire di riuscire a leggere il greco antico, Percy (il riferimento è a "Perseo"…) si vede attaccato da un mostro. Salvato dal suo professore e dal suo migliore amico, il ragazzo viene in contatto con un mondo leggendario popolato da centauri, satiri, creature straordinarie e spaventose. Accusato di avere rubato il fulmine di Zeus, l’arma più potente degli dei, dovrà fare di tutto per fermare la possibile guerra tra gli Dei, in un viaggio insolito e divertente tra Nashville, Las Vegas (che nel film è diventata la patria dei lotofagi) e Hollywod dove – senza troppe sorprese - è situato l’Ade, ovvero l’Inferno…
Quanto l’affascinano i miti greci?
Moltissimo e sin da quando ero bambino. Una delle cose più stimolanti per me nell’accettare di dirigere questo film e una possibile serie di produzioni ad esso collegate è l’idea di affrontare i miti greci che sono complicati, angoscianti e molto dark. Mi piace offrire una doppia lettura agli spettatori ed esplorare nuovmente il mito seguendo una sensibilità moderna. Il mito collocato in un’ambientazione contemporanea ha qualcosa di estremamente affascinante. Soprattutto per me che sono cresciuto con i film di Harryhausen quali Giasone e gli Argonauti che hanno profondamente influenzato la mia fanciullezza e la mia vita. In più gli effetti visivi hanno raggiunto una tale perfezione da rendere abbastanza semplice potere presentare nella maniera migliore possibile e in tutto il loro lugubre splendore alcune creature della mitologia greca come il Minotauro, la Gorgone e la Furia. In più anche se il mio film non ha alcuna vocazione didattica può diventare un’ispirazione per i bambini e convincerli a leggere le storie originali relative ai personaggi leggendari che abbiamo proposto.
Pensa che le prossime pellicole saranno ambientate anche in Grecia?
Come regista adorerei potere realizzare uno dei prossimi film in un luogo spettacolare e commovente, soprattutto al tramonto, come il Partenone. È una possibilità che proveremo ad esplorare e personalmente ritengo possibile che si giri in Europa. Questo anche per fare diventare la serie più "grande" ed epica. Non sono una persona mossa da una grande spiritualità, ma quando, insieme ai quattro protagonisti, li ho visti sullo sfondo di Atene, ho avuto come un presentimento che ci saremmo presto ritrovati tutti insieme in quella straordinaria città. Staremo vedere…
Cosa ha motivato questo ‘invecchiamento’ dei personaggi principali?
Personalmente mi sembrava assurdo raccontare la storia di un undicenne che si allena per combattere forze del male letali per grandi eroi e figuriamoci per quello che è poco più di un bambino…per me pensare ad un bambino con, in mano, delle spade di legno mi dava troppo l’idea di una sorta di nuovo Peter Pan… Portando la storia tra gli adolescenti ha reso tutto più articolato, donandogli un maggiore spessore.
In Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo a Hollywood è situato l’ingresso dell’inferno, mentre l’Empire State Building è quella per l’Olimpo. Perché? A Los Angeles sono tutti malvagi, mentre gli Dei sono capitalisti?
Quando vivevo a Hollywood, per me, è stato un vero e proprio incubo avere a che fare con persone malvagie dal carattere infernale e sì, sono convinto che li ci sia la bocca dell’Inferno. New York, invece, era nel libro e io l’ho voluta, però, personalizzare: quando vivevo da piccolo in una piccola città industriale dell’Ohio, New York rappresentava tutta la libertà e bellezza del mondo. Era un simbolo. A causa della mia storia cinematografica personale, la città non era rappresentata dal World Trade Center che non era stato costruito, ma dall’Empire State Building scalato da King Kong e da Spider-Man. Quello era il mio Olimpo personale e non l’elemento capitalista. In più una delle idee più stimolanti del libro è che gli Dei dell’Olimpo si siano mossi nella storia da una cultura all’altra. Sono stati a Roma, nella Firenze del Rinascimento, forse, nella Francia di Napoleone fino ad arrivare in America, da dove, se le cose continueranno così, potrebbero andarsene presto. Se non hai successo, Hollywood è il luogo più vicino all’Inferno che esista sulla Terra.
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