“30 novembre 2649L’attacco è andato a buon fine, le nostre perdite sono contenute. Il nemico è stato sopraffatto. I pochi indigeni sopravvissuti sono fuggiti nella foresta, ma abbiamo catturato una decina di elementi, tra cui il loro capo. I cinque superstiti della spedizione della Mcloud sono stati tratti in salvo”.
L’attendente di guardia bussò sommessamente alla porta dello studio: - Signore, il professor Toubré ha chiesto un colloquio.
L’ammiraglio controllò l’orologio luminoso su una delle pareti: erano passate nove ore da quando si era seduto ad ascoltare la registrazione dopo il contrattempo del codice 1.
- D’accordo lo faccia passare -, sospirò.
Toubré si fermò sulla soglia senza entrare: - Mi scusi ammiraglio, mi chiedevo se la registrazione ha fornito elementi riconducibili a fatti che possano rendere utile il mio supporto tecnico.
Caretti chiuse gli occhi e ruotò il collo, scricchiolii di nervi e cartilagine si diffusero nelle sue orecchie come il suono di rami spezzati: - Professore, comprendo la sua curiosità, ma al momento posso dirle soltanto che il materiale è sicuramente molto importante, non solo per uno studioso come lei, ma la prego di portare pazienza, come le ho già detto, voglio concludere l’esame della registrazione da solo. Nel frattempo le concedo di esaminare liberamente la capsula, ma le ricordo che ho disposto il divieto di aprire la camera interna fino a nuovo ordine. Ora mi scusi, ma sono stanco, continuerò ad ascoltare la registrazione dopo una buona dormita.
- Capisco -, disse Toubré, con una nota di delusione nella voce, - ho sentito che tra pochi giorni saremo nei pressi della stella, mi auguro che il tenente Rosmini abbia ragione… e… volevo chiederle di riportarle le mie scuse, vede io… -, si interruppe, in evidente imbarazzo.
- Non si preoccupi, non c’è bisogno di spiegazioni, so bene quanto la tensione che comportano viaggi così lunghi e il pericolo di non rivedere mai più la propria casa, possano farci perdere il controllo; ma sono fiducioso, torneremo sulla Terra, buonanotte professore, sarà mia cura informarla personalmente.
Tornato nel suo alloggio, Caretti, stremato, si appoggiò sul letto e si addormentò senza neanche spogliarsi.
Sognò la Terra, imprigionata nel ghiaccio. Poi vide pianeti rigogliosi, altri distrutti dall’impatto di meteoriti, altri ancora liquefatti dalle esplosioni di supernovae.
Astronavi color cobalto saltavano da un sistema a un altro; azzurri raggi di morte tagliavano in due inermi esseri umani; mostruosi tentacoli penetravano attraverso le pareti della Pirandello, e si attorcigliavano come gigantesche spire di rettili intorno ai membri dell’equipaggio…
Si svegliò di colpo, grondante di sudore. Il quadrante olografico dell’orologio indicava che erano passate dieci ore da quando si era disteso vestito sul letto.
Dopo una doccia rapida, contattò gli ufficiali con il timore di scoprire che fossero morti tutti mentre dormiva. Sospirò, sentendosi ridicolo per le sue paure, poi fece una rapida colazione e si avviò subito verso lo studio.
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