Frederik L. Schodt, il primo traduttore della serie per il mercato americano nonchè colui

cui dobbiamo il nome di Astro Boy, commentando l’opera di Tezuka spiega come l’autore abbia utilizzato il fumetto per immaginare, in una prospettiva molto simile all’ucronia, lo sviluppo di una terra parallela in cui la tecnologia è ormai diventata parte integrante ed armonica nella vita dell’uomo. Il Giappone dell’epoca doveva ancora affrontare la piena ripresa economica e non c’erano comunque segnali decisi dell’eccezionale fenomeno di sviluppo che lo avrebbe portato ai livelli del giorno d’oggi, se non forse nel desiderio di alcuni strati sociali volto a lasciarsi alle spalle almeno una parte della deriva feudale e tradizionalista  imperante durante la seconda guerra mondiale.

Osamu Tezuka riesce ad interpretare e ad estrapolare questo desiderio di innovazione dall’atmosfera che lo circonda, infondendone la forza nel suo fumetto. I robot sono l’apice dello sviluppo scientifico partito dalla metà del novecento e sono definiti più volte una tecnologia incapace di fare del male, secondo leggi di chiara deriva asimoviana in effetti devono render felici gli esseri umani e non possono recar loro alcun danno.

Umani e robot convivono in modo pacifico dividendosi un pianeta reso migliore dal progresso. Quando Tobio, il figlio del Ministro della Scienza giapponese, ha un terribile e mortale incidente, il padre Tenma decide di costruire un avanzatissimo robot con le sembianze del bambino. Sarà questa la nascita di Astro Boy, presto lasciato a se stesso dalla morte del padre, profondamente frustrato e deluso dall’incapacità di crescere del figlio meccanico. Adottato poi dal professor Ochanomizu, nuovo Ministro della Scienza, Astro Boy potrà dedicarsi alla avventure più fantastiche circondato dall’affetto di una famiglia robotica costruitagli dal professore. Violenza, discriminazione, malvagità e delitti non sono alieni alle storie di Astro Boy, né sono completamente eliminate dall’autore che a volte riesce ad accennare alcune atmosfere analoghe alle storie poliziesche ed hard boiled degli anni Venti, su tutte le difficoltà però è destinato a trionfare il ragazzo robot che, secondo le parole di Tezuka, sa ben distinguere fra il bene ed il male.