- Ola, Juan, como vas?
- Todo bien, amigo, i tu?
Gli piaceva la gente di Playa Grande: tutti bruni, ricciuti, longilinei, coi denti bianchissimi che spiccavano in sorrisi accattivanti sulla pelle abbronzata; dovevano avere un po’ di sangue indio e forse una punta, una punta appena, di sangue africano. Certe ragazze erano bellissime, a guardarle, Andrew si sentiva battere il cuore come un adolescente, ma era meglio che Thelma non si accorgesse di questo.
Andrew Edwards attese con pazienza che Thelma terminasse il suo giro di compere allo spaccio, ed intanto pensava che la donna si era adattata meravigliosamente alla vita a Playa Grande, e sembrava mettere nell’acquisto di un cappello di paglia o di un telo da mare lo stesso entusiasmo che altre volte aveva riservato allo shopping in una boutique all’ultima moda.
Mancava ancora una cosa per completare quella giornata perfetta com’erano tutte quelle che si erano susseguite settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno a Playa Grande.
Andrew Edwards doveva avere l’orologio da qualche parte a casa in un cassetto, non lo guardava più da anni: il sole, il suo levarsi, l’ascesa mattutina verso lo zenit, poi il tramonto, la lunga discesa fino a lambire le acque dell’oceano, erano più che sufficienti a scandire le sue giornate.
Il sole, grande e che cominciava ad assumere una sfumatura rossastra, si era abbassato sull’orizzonte, traendo barbagli variopinti dai radi ciuffi di nuvole che galleggiavano nel cielo quasi completamente terso. Un altro giorno in paradiso declinava dolcemente verso la conclusione.
Chissà come, si chiese Andrew Edwards, le giornate erano quasi sempre limpide a Playa Grande, ricordava pochissimi giorni di pioggia da quando era lì, eppure la vegetazione dell’isola era lussureggiante, di un incantevole verde smeraldino variegato dalle macchie accese di fiori di ogni colore, dimensione e tonalità.
Si avvicinava il momento dell’ultimo, piacevole rito della giornata. Andrew e Thelma si avviarono al ristorante – posada sopra la scogliera.
Presero posto ad un tavolo di quelli più esterni, proprio in faccia all’oceano ed al grande disco solare che calava lentamente a tingere le acque di una scia sanguigna.
Dall’estremità opposta del locale si alzò la melodia languida di un’orchestrina di mariaci. Andrew guardò Thelma negli occhi. Il ristorante in riva al mare, il sole rosso di un tramonto tropicale, l’aria languida della musica facile ed orecchiabile, era tutto calcolato per ispirare romanticismo, ma come poteva essere che dopo tanti decenni di vita in comune, provasse ancora per quella donna una passione così struggente?
Fu un momento, solo un attimo, come una nuvola temporalesca che transita rapida davanti al sole togliendo per un momento la luce, un preannuncio di tempesta che subito svanisce.
Una stanza bianca, una scrivania, un giovane uomo barbuto con indosso un camice bianco; la sua espressione ed il suo tono di voce volevano essere premurosi, ma per Andrew Edwards rappresentavano l’essenza del più puro incubo.
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