Continuarono ridendo ad inondarsi di spruzzi, fino a quando una grossa sagoma nera e pelosa schizzò nell’acqua vicino a loro sollevando nuovi schizzi e rivoli di spuma.Bobo, naturalmente, li aveva seguiti dentro l’acqua. Per un cane di una razza amante dell’acqua come i terranova, venne da pensare ad Andrew Edwards, Playa Grande doveva essere un paradiso, ma a pensarci bene, Playa Grande era un paradiso per tutti.
Rimasero un po’ a sguazzare, poi si avviarono verso casa. Non occorreva rivestirsi e neppure asciugarsi, ci avrebbe pensato il sole in pochi minuti. Mentre Andrew raccoglieva la tavola da surf, Bobo si scosse vigorosamente lanciando tutto attorno dal mantello villoso una raggiera di spruzzi.
Poco oltre la linea sabbiosa della spiaggia, il panorama cambiava completamente, con una linea così netta che la si sarebbe detta tracciata con un colpo di coltello: da una parte la sabbia della spiaggia giallo dorata, dall’altra il verde intenso di una specie di sottobosco fatto di cespugli e palme nane fra le quali ogni tanto s’incontrava un cocco o qualche altra pianta di grandi dimensioni, che svettava su verso l’azzurro del cielo.
Come i raggi di uno strano sole terrestre, dalla spiaggia si dipartiva una serie di vialetti che s’inoltravano nell’interno, delle lunghe strisce di sabbia ognuna delle quali arrivava fino alla soglia di un’abitazione. Andrew Edwards era sicuro che erano di origine artificiale, create per arrivare agevolmente alla spiaggia senza il disturbo dei cespugli e delle spine del sottobosco.
La loro casa, come la maggior parte delle abitazioni di Playa Grande costruite a ridosso della riva, era in legno, una costruzione unifamiliare ad un piano tipo bungalow. Ad Andrew piaceva, gli piaceva quel vago senso di precarietà che avevano i bungalow, accentuava la sensazione di trovarsi perennemente in vacanza, anche se in effetti lui e Thelma l’abitavano ormai da molti anni, da subito dopo il loro arrivo a Playa Grande.
Il pranzo che Thelma aveva preparato, aveva insistito per preparare prima di venire al mare, era in realtà una ricetta molto semplice: pesce arrostito sulla brace nel forno a legna davanti a casa, con contorno di verdure locali, e frutta locale come dessert.
L’amaca è una di quelle cose rustiche che finché non si provano, danno una falsa impressione di scomodità. Sembra impossibile che una semplice rete stesa fra due pali possa essere un luogo di riposo così delizioso, ma basta abbandonarsi al suo lieve, frusciante dondolio per cambiare subito idea. Andrew Edwards aveva messo due amache nel patio della casa, per lui e per Thelma, sotto la tettoia interna che ne proteggeva la frescura nelle ore più calde della giornata, e su di esse loro due trascorrevano la siesta da quando avevano contratto l’abitudine locale della siesta, resa d’altronde necessaria dal calore intenso delle prime ore pomeridiane.
Il sole aveva ultimato la sua corsa verso lo zenit ed ora si apprestava ad iniziare la sua lunga discesa verso occidente che come al solito, come ogni giorno, sarebbe stata lenta e morbida, della durata di diverse ore attraverso un cielo quasi costantemente terso, fino a sfiorare la superficie dell’oceano inghirlandata di spuma in un tripudio di colori accesi.
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