Storie di vampiri ne abbiamo sentite tante. In questo periodo sono tornate di moda grazie a fenomeni come la saga di Twilight: libri, film e fan impazziti (che tra l’altro hanno invaso anche Montepulciano, ma non per le sue bellezze architettoniche…). Prima ancora vampiri hanno preso in prestito visi di attori famosi, come Tom Cruise e Brad Pitt in Intervista con il vampiro, film di Neil Jordan del 1994. Ma la natura ha preceduto tutti (e nemmeno di poco, solo qualche miliardo di anni): stelle vecchissime possono ringiovanire e tornare ad apparire falsamente giovani vampirizzando altre stelle vicine o scontrandosi con esse. La scoperta è stata fatta da un gruppo di astronomi dell'Università di Bologna osservando l'ammasso globulare M30.
Le "vagabonde blu" sono una piccola frazione di stelle che popolano i cluster globulari (dove sono in generale estremamente vecchie, con un'età di 12-13 miliardi di anni) e sembrano significativamente più giovani del diagramma di Hertzsprung-Russell che descrive l'evoluzione stellare tipica. "È come vedere bambini in un ospizio per pensionati. È naturale stupirsi," dice Francesco Ferraro dell'Università di Bologna, firmatario di un articolo sulla ricerca.
Queste stelle sono state scoperte già negli anni ‘50, ma i loro processi di formazione sono sempre rimasti alquanto problematici. Lunghi studi hanno mostrato che in verità esse hanno un'età notevole. Il gruppo di astronomi bolognesi ha sfruttato lo Hubble Space Telescope per studiare le “vagabonde blu” presenti in M30, un ammasso globulare del diametro di circa novanta anni luce e distante circa ventottomila anni luce dal nostro sistema solare.
I processi storicamente proposti per la loro formazione erano due. Prima ipotesi: le vagabonde blu deriverebbero da sistemi binari in cui la stella meno massiccia "aspira" idrogeno da quella di massa maggiore, nutrendosene per diventare una stella blu più calda, quale appariva all'inizio della sua evoluzione.
Seconda ipotesi: il ringiovanimento delle vagabonde blu sarebbe legato a collisioni in cui le due stelle si fondono con un rimescolamento del loro combustibile nucleare che ravviva i processi di fusione.
La nuova ricerca dimostra che entrambi i meccanismi sono attivi: "Le nostre osservazioni dimostrano che le vagabonde blu formate per collisione hanno proprietà leggermente differenti da quelle formatesi per vampirismo. Ciò fornisce una dimostrazione diretta che i due scenari di formazione sono validi e che sono entrambi simultaneamente all'opera in questo cluster," aggiunge Giacomo Beccari dell'ESA, che ha preso parte alla ricerca.
"Le due distinte popolazioni di vagabonde blu scoperte in M30 sono ciò che resta del collasso del nucleo avvenuto un paio di miliardi di anni fa. Da un punto di vista generale, la nostra scoperta è la prova diretta dell'impatto delle dinamiche degli ammassi stellari sull'evoluzione stellare. Ora dobbiamo cercare di verificare se altri ammassi globulari mostrino questa doppia popolazione di vagabonde blu," ha concluso Ferraro.
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