La Rambelli le lasciò in eredità la cura di Galassia dell’Editrice La Tribuna, quale linea editoriale seguì per il prosieguo della collana?
Una linea editoriale che poi è sempre stata la mia per tutti gli anni successivi: una rotazione delle varie tematiche, dei vari generi e filoni della fantascienza. Secondo me, chi legge fantascienza ha una varietà di gusti che non obbediscono necessariamente alle mode o al bestseller del momento. Ho cercato, pubblicando Le notti di smeraldo di Charles Henneberg, di spostare il discorso che la Rambelli voleva tenere sulla fantascienza sociologica. Poi ho pubblicato L'alba delle tenebre di Fritz Leiber e La valle della creazione di Edmond Hamilton, autore che io ho amato sempre moltissimo e che invece la Rambelli non amava assolutamente e sul quale discutevamo intere giornate. Ho sempre cercato di equilibrare la pubblicazione del testo inedito di fantascienza classica con quello delle correnti nuove, ma ponendomi sempre una domanda precisa: questo libro fra dieci anni potrà essere ancora letto, acquistato e discusso dai lettori? Oppure sarà dimenticato? Perché per me il libro è una forma di comunicazione permanente, concetto che poi ho portato agli estremi cercando di radunare in un unico volume le opere di un Vittorio Catani, di un Lino Aldani o di un Renato Pestriniero. Mi illudo di credere che fra cent’anni, uno studente che voglia interessarsi del fenomeno chiamato fantascienza italiana posa imbattersi in questi libri.
A mio modesto avviso, il suo romanzo Il sistema del benessere è tra i migliori della sua produzione letteraria. Lei quale romanzo e racconto considera tra i migliori?
Direi di dividere la risposta in due. Il romanzo considero Satana dei miracoli e il racconto Di alcuni delitti a Londra tra i migliori della fase che si è chiusa nel 1970 con la pubblicazione del romanzo Il palazzo nel cielo. Dagli anni Settanta ho lavorato per altri autori, sia come traduttore sia come editor, ed è un’attività che mi ha dato tante soddisfazioni, perché entrare nella mentalità di un altro autore e fare proprio un romanzo altrui è altrettanto interessante che scriverne uno. In questa seconda fase, ho scritto solo quando ne sentivo il bisogno e in questo caso è sempre l’ultima opera che preferisco, perché se un romanzo lo finisco e lo pubblico allora vuol dire che mi ha pienamente soddisfatto. Forse, le mie opere miglio sono raccolte in Storie di ordinario infinito, l’antologia pubblicata con la Perseo libri, sia soprattutto il romanzo breve E quel giorno a Siena l'orco acchiappò la mammifera è forse quello che stilisticamente mi ha soddisfatto di più e contiene un concetto del tempo e dell’entropia, dell’eternità della vita che ho iniziato con Satana dei miracoli. Quest’anno, sto pensando anche di scrivere un nuovo romanzo e pubblicare una seconda antologia, riscrivendo i primi due romanzi del ciclo di Alain Hardy a cui aggiungerei un terzo romanzo inedito.
Dopo essere stato editor di Galassia, lei fonda una sua casa editrice: la Libra a cui poi segue la Perseo Libri. Cosa si proponeva di fare come editore?
La Libra è nata perché mi ero accorto che nessun editore aveva la voglia di editare alcuni romanzi di fantascienza che ritenevo fondamentali, ma soprattutto una rivista che mancava in Italia, fatta di critica e di narrativa. Dopo aver lavorato per La Tribuna per tre anni, entrai in dissenso con la proprietà perché mi fu chiesto di realizzare le idee che avevo all’interno in esclusiva. Dissi di no, perché l’esclusività non mi piaceva e così fondai la Libra. La prima collana di classici della fantascienza in Italia fu quella che chiamai gli Slan, idea che poi fu ripresa da diversi editori. La Perseo nacque dal crollo della Libra che avvenne per motivi di distribuzione: la casa editrice rimase coinvolta nel fallimento di alcuni grossi distributori. Con la Perseo portai avanti Nova SF, che aveva una sua tradizione, e cercai di esplorare la fantascienza europea e quella italiana di cui gli altri editori non si occupavano. Frutto di questo lavoro è il ritorno di Lino Aldani. Devo dire che la Perseo è stata un’esperienza interessante, ma forse troppo articolata dal punto di vista societario. Esistevano infatti tanti piccoli soci, di cui io ne ero uno, mi pare circa trai i venti e i venticinque, che erano più appassionati che imprenditori. Alla fine scelsi, in quanto direttore editoriale, la strada di aprire la casa editrice ad altri tipi di pubblicazioni. La cosa all’inizio ebbe un impatto notevole a livello di fatturato, ma quando tali pubblicazioni entrarono in crisi, ne ha risentito anche il settore fantascienza. Nella Elara io ho solo la figura che in Italia ha il Presidente della Repubblica: figura che tutti onorano e rispettano e conta solo per i predicozzi che può fare. Se la Elara riuscirà ad andare avanti con i giovani di cui è composta e senza la presenza di un leader carismatico sarà la prima volta che accadrà in Italia. La fantascienza nel nostro paese, a livello di case editrici, si è sempre retta su un’unica figura: la Nord su Viviani, la Fanucci su Renato Fanucci.
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